I.Némirovsky-SUITE FRANCESE. Che magnifica scoperta!

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“Suite francese di Irène Némirovsky  è il titolo dei primi due “movimenti” di quello che avrebbe dovuto somigliare a un “Poema sinfonico”, composto da cinque parti, di cui solo le prime due sono state completate e pubblicate[…]

La prima parte “Temporale di giugno” racconta l’esodo di massa dei francesi che, all’arrivo delle truppe naziste, si sono spostati con figli, vecchi, malati e intere case caricate su veicoli di fortuna, rimasti poi senza benzina e abbandonati lungo il cammino. In questo grande affresco corale si distinguono quattro gruppi familiari: la Famiglia Péricand, molto ricca, imparentata con altre famiglie altoborghesi di provincia. La casa è gestita dalla madre, Charlotte “La signora Péricand apparteneva a quel tipo di borghesi che hanno fiducia nel popolo. «Non sono cattivi, basta saperli prendere» diceva con il tono indulgente e un po’ sconsolato che avrebbe usato per parlare di una bestia in gabbia”. Gabriel Corte scrittore, è un Accademico di Francia, quindi fa parte dei quaranta “immortali”, come sono chiamati i membri a vita di quel sublime consesso. Deve prepararsi a lasciare Parigi per rifugiarsi a Vichy, con la sua amante, Florence. La Famiglia Michaud formata da una coppia piccolo-borghese: Maurice e Jeanne Michaud che lavorano presso la Banca del signor Corbin. Charlie Langelet, sessantenne, benestante, vecchio scapolo la cui grande passione è una collezione di porcellane. Si annovera tra gli “happy few“. È molto snob, evita l’eccessiva vicinanza del prossimo, per cui prova un generico disprezzo.”

Il secondo pezzo, “Dolce”, è ambientato in una piccola città della campagna francese, Bussy (nella periferia ad est di Parigi), nei primi mesi, stranamente tranquilli, dell’occupazione tedesca. Qui vivono due donne: la vedova Angellier e Lucile sua nuora. Un ufficiale tedesco, Bruno von Frank, viene acquartierato in casa Angellier. Tra il giovane ufficiale ventiquattrenne e la sconsolata Lucile, scocca una scintilla di comprensione che presto diventa amore. I due non osano però incontrarsi e parlarsi. La suocera tiranneggia Lucile e la costringe a nascondersi, fino a che, un giorno che rientra inaspettata, coglie i due in atteggiamento affettuoso, coinvolti dalla dolcezza della musica suonata dall’ufficiale sul pianoforte di famiglia. È troppo: la vecchia si ritira nelle proprie stanze e dichiara di non volerne uscire più. Bruno mormora “Finalmente, sarà il paradiso”.  Wikipedia

 

Suite, una sinfonia di note e luoghi.

Il titolo è esemplificativo della bellezza del romanzo. E altrettanto complesso e ricco di valore metaforico.

Ha un  significato strettamente legato al mondo della musica, anche se i “pezzi” della Suite di Irene si fermano purtroppo ai primi due tempi: Tempesta di Giugno e Dolce:

“In musica, la suite (in francese successione) è un insieme di brani, per uno strumento solista, un complesso da camera o un’orchestra, correlati e pensati per essere suonati in sequenza. I pezzi che compongono una suite vengono chiamati tempi (o movimenti) e nella musica barocca sono tutti nella stessa tonalità.”

2000px-France_map_Lambert-93_with_regions_and_departments-occupation-it_svgHa un  significato logistico. La Suite rappresenta  in verità tutte le case di Francia “abitate” da questa storia e, in particolare, la casa di Lucile Angellier. O meglio la stanza in cui alloggia Bruno Von Falk, l’invasore dal comportamento gentile e malinconico. Riparata,  temporanea e accogliente, é la testimone compiacente di un amore molto speciale.

La visita di Lucile alla casa dei Perrin,  con la lista degli oggetti da recuperare per la vedova, è un capolavoro di  narrazione ironica e poetica. La ragazzina che “guarda” la scena e che diventa di fatto una narratrice ingenua e sapiente, allo stesso tempo. cattura, diverte e commuove.

“la ragazzina  con il grembiule nero coglieva delle primule, le riuniva in grossi mazzi rotondi di un giallo tenero e vi affondava il nasetto, ma aisuoi occhi neri , innocenti e astuti nello stesso tempo, non si staccavano per un momento dai grandi. Guardava Lucile con curiosità e anche con un certo spirito criticop:uno sguardo da donna a donna. “Ha l’aria di avere paura”,pensava”Mi chiedo per quale motivo ha paura. L’ufficiale non è cattivo. Lo conosco, mi regala dei soldini, e una volta ha raccolto il mio pallone…La bambina vide che la signora era molto pallida e aveva la bocca tremanta…Il tedesco e la signora parlavano a voce bassa. Anche lui adesso era bianco come un lenzuolo…”p.309

 

Il ritmo delle stagioni

benvenuto-giugno_sscamardi2014L’esodo dei parigini verso la salvezza, nelle regioni periferiche della Francia, è costellato di poesia e dramma, insieme e inseparabili. La descrizione dell’aria dolce e profumata dei tramonti di Giugno fa sognare, ma il sogno diventa bruscamente incubo, tra bende insanguinate, ricerca spasmodica di cibo e di accoglienza. Sintomatico è il furto del cesto di vimini pieno di leccornie, che il capriccioso intellettuale Corte è riuscito a procurarsi, grazie alla sua fama.

 “Era una sera lieve e dorata, senza un alito di vento, tiepida, la fine di una giornata incantata, un’ombra dolce si stendeva come un’ala sui campi e sui sentieri…Un leggero odore di fragola giungeva dal bosco vicino. Lo si avvertiva a tratti, nell’aria satura di vapori di benzina e di fumo. I veicoli procedevano a passo d’uomo e ora si trovavano sotto un ponte. Delle donne lavavano tranquillamente la biancheria nel fiume: L’orrore e l’anomalia di quanto stava accadendo erano accentuati da quelle immagini di serenità.. In lontananza si vedeva girare la ruota di un mulino.”p.86

 

Stile, Personaggi e Cambiamenti: piccoli assaggi

Non è facile scegliere qualche frammento dall’immenso serbatoio di perle splendenti che illuminano il romanzo. Si rischia di trovarsi tra le mani una collana spezzata. Ma vale comunque la pena di provarci.

C’è  Irene  tra le parole di Gabriel Corte sui “personaggi minori di un romanzo”:

“Te l’ho sempre detto, tu non dai abbastanza importanza ai personaggi di contorno. Un romanzo deve somigliare a una strada affollata di ignoti, nella quale passano due o tre individui, non di più , di cui sappiamo tutto. Guarda altri scrittori, Proust ad esempio, come hanno saputo fare uso delle figure minori. Se ne servono per ridimensionare, rimpicciolire i personaggi principali. Niente di più proficuo in un romanzo di quella che chiamerei una lezione di umiltà impartita ai protagonisti: pensa a Guerra e Pace:le giovani contadine traversano la strada ridendo davanti alla carrozza del principe Andrej e la prima impressione che ne hanno è di lui che si rivolge a loro, la sua voce, e immediatamente la visione del lettore si dilata, non c’è più un singolo volto, una sola personalità. Scopre la molteplicità dei modelli…”p.39

Anche Gabriel riceverà la sua “lezione di umiltà” dall’esperienza dell’esodo forzato… che lo obbliga ad uscire dal suo mondo dorato e a scontrarsi con una miriade di “personaggi minori”.

Dorian GrayTra i libri preferiti di Irene c’é Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. La scena in casa Angellier in cui  Lucile si guarda allo specchio e toccandosi il viso riflette sulla contradditorietà tra ciò che vede e ciò che sente, tra l’immagine che gli altri devono preservare di lei e quella più vera e intima che invece lei  vede riflessa nello specchio, ci riporta davvero a Dorian Gray…

“Insomma, rifletti!, continuò,  la fronte appoggiata allo specchio,e le sembrava veramente di parlare a una parte di sè sino a quel momento sconosciuta, invisibile, e che vedeva per la prima volta, una donna con gli occhi scuri, dalle sottili labbra frementi, le gote accese, che era lei e non del tutto lei.” Insomma, rifletti…”p.338

 Hubert Péricard si trasforma. Parte per la guerra, ragazzino pieno di entusiasmo, spericolato e incosciente:

“Nel suo animo, sino a quel momento tenero e scherzoso, più fanciullesco della sua età, si destavano all’improvviso i tormenti e le passioni di un uomo adulto:strazio patriottico, bruciante ansia di sacrificio, vergogna, pena e collera. Per la prima volta nella sua vita, pensava, un’avventura di tal sorta coinvolgeva la sua personale responsabilità. Non era il caso di piangere o gridare al tradimento, era un uomo…”93

Torna poco dopo, avvilito e sconfitto, ma con una nuova, importante consapevolezza:

“Poco per volta, da quel caos da quelle contraddittorie sensazioni, nacque una strana , amara maturità. Aveva accumulato una ricca esperienza;adesso sapeva, ma non più in maniera astratta, libresca, ma con il suo cuore che aveva battuto all’impazzata, con le mani che si erano escoriate collaborando alla difesa del ponte di Moulins, con le sue labbra che avevano accarezzato il corpo di una donnamentre i tedeschoi festeggiavano la vittoria. Sapeva cosa significassero le parole “pericolo”, “coraggio”, “paura”,”amore”. Sì, anche l’amore…”p.175

 

Rumori e Silenzi

Colpiscono i suoni e i tonfi. L’immagine degli stivali lucidi di Bruno che scandiscono il tempo con il rumore dei tacchi che sbattono sul pavimento di legno. Passi che arrecano ansia, paura, desiderio…

Colpisce il suono trattenuto del pianoforte, il potere d’attrazione della musica che la “vecchia” teme profondamente. Il suono del silenzio , tra un sibilo e l’altro crea persino più ansia.

“per quanto io viva, ricorderò questo rumore sordo e regolare degli stivali che martellano l’impiantito….”p.244

E sprofondato nel silenzio scorre il flusso di pensieri ed emozioni di Lucille:

“La radio muta…che riposo…Impossibile cedere alla tentazione: Non si potevano cercare le stazioni-Parigi, Londra, Berlino, Boston-sul quadrante oscuro. Non più voci nefaste, invisibili, lugubri a parlare di navi affondate, di aerei in fiamme, di città rase al suolo, enumerare i morti, annunciare futuri massacri…Benedetto oblio…Sino alla sera, niente, ore lente, una presenza umana, un vino leggero e profumato, della musica, lunghi silenzi, la felicità”. p.304

Bruno e Lucille, un comune, triste sentire nel dialogo tra vincitori e vinti:

“…Adesso sono prigioniero qui, in questo posto simile a una tomba…O meglio: Una tomba in un cimitero di campagna, pieno di fiori, di uccelli, di ombre seducenti, ma pur sempre una tomba[…]Lei non viaggia mai, scommetto. Non conosce l’Italia, l’Europa centrale, a malapena Parigi…pensi a tutte le cose di cui siamo privati…I musei, i teatri. I grandi concerti…Rimpiango soprattutto i concerti”p. 99

Ironicamente amara la morte di Langelet. Sopravvissuto con le sue preziose porcellane all’attacco tedesco, alla fuga e  alla fame muore in un modo tra il tragico e il comico…come le sue adorate statuine…

Bonnet, l’ ospite padrone di casa Labarie, ha lontane origini francesi. È giovanissimo e crudelissimo…

“Era crudele, ma era la crudeltà dell’adolescenza, quella generata da un’immaginazione troppo viva e fervida, interamente rivolta a sestesso, al proprio io;non ci si impietosisce alle sofferenze degli altri:non se ne ha la percezione, non si vede che se stessi. In questa crudeltà c’era un che di ostentato prodotto dall’età come da una qualche inclinazione al sadismo…”p.249

  

Che magnifica scoperta!

dado-peintre-ireneNon che non ami il cinema, anzi, ma davvero, dopo aver letto Suite Francese di Irène Némirovsky, non mi interessa proprio vedere il film di Saul Dibb (Canada 2005) che ne ripercorre le tracce. La minuzia delle descrizioni, le mille sfaccettuature dei personaggi,la poesia che salta fuori ad ogni palpito esistenziale, risulterebbero fatalmente sfocate al confronto. È troppo intensa l’emozione che il libro mi ha lasciato per contaminarla. Non ora almeno.

Eppure il cinema occupa una parte importante nel suo processo creativo. Quando Irene parla del suo libro, proprio mentre la sua vita e la sua fase di scrittura stanno per concludersi (12 Giugno 1942 ad Auschwitz, tutto accade in Giugno…), sembra concentrata proprio sul ritmo da dare al suo lavoro, un ritmo cinematografico che colleghi le parti tra di loro… ma ci penserà la storia e la realtà a collegare tutto!

« Il libro in sé deve dare l’impressione di essere semplicemente un episodio… com’è in realtà la nostra epoca, e indubbiamente tutte le epoche. La forma, dunque… ma dovrei dire piuttosto il ritmo: il ritmo in senso cinematografico… collegamenti delle parti fra loro. Tempête, Dolce, dolcezza e tragedia. Captivité? Qualcosa di smorzato, di soffocato, il più possibile cattivo. Dopo non so. L’importante – i rapporti fra le diverse parti dell’opera. Se conoscessi meglio la musica, credo che questo potrebbe aiutarmi. In mancanza della musica, quello che al cinema si chiama ritmo. Insomma, preoccuparsi da una parte della varietà e dall’altra dell’armonia. Nel cinema un film deve avere una unità, un tono, uno stile.”

 

Vita Shakespeariana

Shakes_globe- jpgÈ bello averlo letto in questi giorni d’Aprile, così densi di eventi che hanno travolto il cuore, con le testimonianze dall’attualità e i ricordi e i ritorni alla grande Storia con i suoi conflitti. Tempo di celebrazioni (25 Aprile) Tempo di esodi biblici e spesso infausti di donne, bambini, uomini per terra e per mare. Tempi in cui l’essere umano fa sfoggio di tutto il suo repertorio: meschinità, slanci, paure, riflessioni, coraggio e generosità.

E tra passato e presente si conferma un unico grande colpevole: la Guerra. Unica possibilità di redenzione laica: il ricorso all’umanità, all’empatia, alla capacità di riflettere e ragionare, a cuore e mente aperti.

“…la vita era Shakespeariana”p.95

commenta la narratrice, semplicemente. E basta questa semplice affermazione per comunicare e condividere tutto un mondo. Lo stile ricco e asciutto nello stesso tempo di Némirosky mi piace molto. Il bello della lettura è il suo orizzonte infinito, il suo terreno sconfinato. Ti offre un progetto senza fine, territori da esplorare di cui non vedrai (e non vorrai mai conoscere) i confini. Irene entra nel mio mondo e diventa parte del mio progetto di lettura. Ho solo iniziato il viaggio e tutto nel suo mondo mi spinge a continuarlo.