Il Giovane Favoloso di Mario Martone è davvero stupefacente. Ti fa vivere 137 minuti di tensione e di immedesimazione nei tormenti e nelle estasi del giovane poeta, così potenti che senti forte, alla fine, il bisogno di uscire a respirare aria di ordinaria mediocrità, per sopravvivere alla vertigine e tornare alla normalità della vita di ogni giorno.
Il poeta è un condensato esplosivo e rivoluzionario di pulsioni vitali. Arte, amore, desideri, passioni, delusioni e rabbia, ironia e ricerca della felicità vivono imprigionati in un corpo che si dilata e si comprime sotto la loro spinta.
Il corpo si dilata mostrando come la vitalità dei desideri riesca ad andare oltre la sua fragilità sofferente; si comprime nell’assecondare giocoforza i cambiamenti che lo percorrono, progressivamente e inesorabilmente.
Nell’atmosfera speciale di Torre del Greco il corpo di Giacomo raggiunge uno stato di sintesi fisica, naturale e poetica nell’ eruzione terrificante del Vesuvio e nella composizione de La Ginestra. La visione che si offre allo spettatore è piena di contraddizioni: Giacomo: un corpo contratto e rilassato di fronte al mare, la ginestra: un fiore ammaliante nato su terreni feroci; il Vesuvio: mostro rombante, minaccioso e sublime.




