Thrity Umrigar-IL CANTO DEI CUORI RIBELLI. Quante forme prende l’amore!

Smita, giornalista Indo-americana che vive e lavora a Brooklyn, viene chiamata a Mumbai dall’amica collega Shannon che da tempo vive nella metropoli indiana. È ricoverata in ospedale per essere operata e ha bisogno che la sua amica scriva un pezzo per il giornale per cui entrambe lavorano sul verdetto di un processo eccezionale: due fratelli sono a giudizio per aver dato fuoco al cognato uccidendolo, e sfregiato la sorella che aveva osato lavorare in fabbrica e sposare un musulmano, senza il loro consenso.

  « Come può essere? » Parlai con un filo di voce, in tono arrabbiato. «Come può un  musulmano amare un indù?» Lui si coprì la faccia con le mani, come se non sopportasse di guardarmi. Erano dello stesso colore di quelle di Govind (il fratello). Pensai: Le mani di Abdul sono musulmane? La sua pelle lo è? Cosa fa di lui un musulmano? Che cosa fa di me un indù? Solo la famiglia in cui sono nata?  p. 213

Lasciare le Maldive, dove è in vacanza, per tornare in India da dove manca dall’età di 14 anni, è problematico per Smita, ma l’affetto per la sua amica la spinge ad andare. 

Meena

Meena é una ragazza indù che vive in una zona rurale dove il progresso non ha messo mai il naso. E tuttavia, lavora in una fabbrica con sua sorella Rahda, contro il parere dei due fratelli custodi dell’onore. Ma soprattutto del denaro guadagnato dalle sorelle. In fabbrica Meena incontra Abdul giovane musulmano che per la sua religione è inviso alla comunità indù. L’amore che nasce tra i due è profondo e va oltre ogni barriera culturale e religiosa.

“Gli uomini del mio villaggio erano arrabbiati quando Radha e io continuammo a lavorare alla fabbrica. Rupal era il più furente di tutti. Ci ammonì e quando non lo ascoltammo, ci minacciò. Disse che avrebbe tenuto una cerimonia magica e creato un mare di serpenti davanti a casa nostra, per impedirci di uscire. Radha gli rise in faccia e gli disse che non aveva paura. Andammo avanti come sempre: uscivamo di casa all’alba e ci facevamo a piedi i quattro chilometri avanti e indietro, sei giorni alla settimana. Lavoravamo da circa tre mesi quando una mattina uscimmo e quasi inciampammo sulla capra morta davanti alla porta di casa. Rupal aveva scuoiato l’animale e lo aveva lasciato lì apposta per noi: Radha si mise a urlare. Per la prima volta il suo coraggio venne meno. Quando finalmente smise di gridare, mi guardò.«Restiamo a casa, Didi” », disse  «Questi uomini non avranno pace finché non ci distruggeranno. Le loro tradizioni contano più della loro umanità » p.159

L’avvocata Anjali convince Meena a denunciare i suoi fratelli. Vuole farne un caso emblematico per avviare un percorso di trasformazione del paese. Ma i suoi piani vengono “buttati all’aria” e anche lei dovrà fare i conti con se stessa e con le conseguenze delle sue decisioni.

La prova

Dopo essere stata sottoposta alla “prova di purezza” che consisteva nel camminare sui carboni ardenti senza bruciarsi, Meena viene  punita von estrema violenza  perché non l’ha superata. Meena è sicura che prima o poi i suoi fratelli l’uccideranno.  E allora prende una decisione radicale: fuggirà con Abdul. Radha l’aiuta e  le prepara delle ciabatte anti bruciatura, imbottite di foglie e cotone idrofilo. 

“Amore contro paura. Alla fine l’amore di Radha per me si dimostrò più forte della paura”. 

Cominciano a camminare, sempre più svelte, verso l’amore di Abdul. Meena non sente più nulla, se non il canto del suo cuore che intona il nome di Abdul e che le ricorda che, ad ogni passo, si avvicina al suo amore. Arrivate al confine tra i due “mondi”  Radha la lascia:  «Ci salutiamo qui Didi» disse tra le lacrime.p.232

Meena va incontro al suo destino d’amore, di sangue e di fuoco. Un fuoco alimentato dall’odio dei due fratelli e di tutta la comunità indù, che  spazza via Abdul, la loro capanna e, il viso  prima e tutto il corpo di Meena poi,  in una furia “purificatrice” che ha del demoniaco. 

Radha, colpevole di aver agevolato la fuga d’ amore dei due giovani, viene sacrificata e venduta come sposa-serva a un vecchio storpio di un villaggio vicino.

Smita, Mohan e il verdetto

 In attesa del verdetto, che viene rimandato di giorno in giorno a riprova della lentezza e della corruzione del sistema giudiziario del posto, Smita trascorre molto tempo con Mohan, giovane cittadino di buona famiglia, amico di Shannon. Smita deve intervistare i due fratelli di Meena e il capo del loro villaggio Rupal. Mohan l’accompagna perché un uomo accanto ad una donna da sicurezza e salva l’onore. Peraltro  tutti li considerano marito e moglie. Impensabile che non sia così. I due vivono insieme un’ esperienza  che li travolgerà e  li trasformerà. Mohan indiano fino all’osso, orgoglioso della sua  Mumbai, è costretto a mettere in discussione tutte le sue certezze di fronte all’arretratezza morale e materiale dei villaggi che attraversano. Smita, inizialmente prevenuta se non addirittura ostile nei confronti della grande città,  rivive attraverso l’esperienza tragica di  Meena, una sua inconfessata esperienza personale e familiare. Le difficoltà che incontrano portano i due giovani ad avvicinarsi anche emotivamente  e, nel caso di Smita, a riportare in superficie un passato doloroso.

Come finisce la storia? Provate ad immaginarlo.

Siamo alla fine…

 In RIVENDICARE L’ ONORE, una breve riflessione che chiude il romanzo, Thrity Umrigar ci apre la porta della sua esperienza personale e ci illustra gli obiettivi del suo lavoro. Parla di onore, di amore e di patriarcato: 

“La parola onore  è stata distorta e privata del suo significato originario dalle società tradizionali dominate dagli uomini, in cui è semplicemente una copertura per l’oppressione delle donne da parte di padri, fratelli e figli. La politica sessuale dei cosiddetti delitti d’onore è impossibile da evitare. Le donne vengono stuprate, uccise e sacrificate per preservare l’orgoglio e la reputazione degli uomini.

Raccontando le storie d’amore di Meena e Smita-una tabù, l’altra no; una soffocata dai divieti sociali,  l’altra dalle inibizioni personali-volevo esplorare le idee di privilegio e ingiustizia, e del mero lancio di dadi che separa una Meena da una Smita. Ma al centro de Il canto dei cuori ribelli c’è anche un’altra storia d’amore, quella che descrive il rapporto di amore e odio che Smita ha con l’India. Mi sono posta la domanda se sia possibile amare un Paese quando le sue politiche e le sue pratiche ci fanno vergognare. Che forma prende un amore del genere? Milioni di noi sparsi per il mondo si fanno questa domanda. Spero che i lettori si riconosceranno nei conflitti interiori ed esteriori delle due protagoniste femminili, e nella loro ricerca di una casa”. p.397

Ma che America è questa?

A proposito di  conflitti incontriamo il papà di Smita in Ohio e sentiamo cosa pensa dell’America dopo diversi anni dal trasferimento, e qualche delusione: 

 «Siamo venuti in questo paese convinti che fosse la democrazia più solida del mondo», le aveva detto quando ne avevano discusso.  «E adesso, guarda i danni che sta facendo quest’uomo (ndr Trump?). Voglio dire, impedire ai musulmani di entrare nel paese? Portar via i bambini ai genitori? È questo è il posto in cui siamo venuti? Continuerò a votare, Beta. Ma non ce la faccio a leggere cosa sta combinando quella gente. Il mio cuore non regge» p.  57

Leggi anche la mia recensione di Mille splendidi soli, citato in copertina.

“Mariam e Laila non potrebbero essere più diverse, ma la guerra le farà incontrare in modo imprevedibile. Dall’intreccio di due destini, una storia che ripercorre la storia di un paese in cerca di pace, dove l’amicizia e l’amore sembrano ancora l’unica salvezza”.