
Primo volume di una quadrilogia storico-romanzesca sull’ inarrestabile, e inarrestata, ascesa di Benito Mussolini. La storia parte dal 1919, all’indomani di una Prima Guerra Mondiale che si lascia alle spalle devastazioni profonde, nonostante la vittoria. Benito Mussolini, il duce, socialista convinto, inizia il suo viaggio verso il potere: parte come maestro elementare, diventa giornalista e poi, in una scalata talora imbarazzante, capo politico del partito fascista e primo ministro di un’Italia fragile e desiderosa solo di avere un capo/papà a cui affidarsi ciecamente.
E arriva il dittatore! Per raggiungere i suoi obiettivi si avvale di una masnada melmosa e putrida di figuri violenti e incontenibili. E di donne innamorate, come Margherita Sarfatti, che si prende cura di lui: dall’abbigliamento alle frequentazioni che contano, alla crescita intellettuale, alla gestione del potere. Fino a quando fa comodo a lui.
Questo libro mi ha sconvolto. Pur conoscendo bene gli eventi narrati, ho provato un profondo senso di angoscia mista a rabbia nel trovarmi di fronte a una sequenza scellerata di soprusi, incapacità, insipienza, meschinità, violenza gratuita, opportunismo. Orrore puro. L’orrore che attraversa l’eliminazione totale di Giacomo Matteotti. L’annichilimento materiale e psicologico degli oppositori sottoposti alla purga all’ olio di ricino. E tanto altro.
Quello che coinvolge e stravolge è il parallelismo testuale. La narrazione romanzesca è affiancata e corroborata da testimonianze e documenti autentici. Non si può sfuggire, non ci si può rifugiare nel confortante “è pura finzione”. No, è tutto vero. Non riesco a decidere se leggere il secondo volume. Forse lo farò. E poi andrò avanti con il terzo e con il quarto. Forse. Ma per ora non posso. Mi ha scosso, e mi ha lasciato addosso, la sgradevole sensazione di vivere, sulle asettiche pagine del Kindle, le stesse opprimenti atmosfere di questo declinante presente.
Il figlio del secolo di Antonio Scurati è una lettura necessaria, da non lasciare solo agli studiosi o a chi si interessa di Storia o di storia del fascismo. Dovrebbe trovare spazio nelle aule scolastiche, in qualche forma che non la faccia diventare un obbligo noioso per gli studenti. Ma come?
Dal testo al teatro di RAI PLAY? Selezione di brani letti da tre grandi attori italiani
O forse la serie SKY in arrivo nel 2025?
ASSAGGI
DOPO LA GUERRA I BOLSCEVICHI “Mussolini e quelli come lui erano stati particolarmente impressionati dal fatto che i socialisti facessero sfilare in testa al corteo donne e bambini. L’odio politico urlato dalle bocche sensuali delle femmine e degli imberbi era spaventoso, gettava nella costernazione e nello sgomento il tipo di maschio adulto che aveva voluto la guerra. Il motivo era molto semplice. A quel maschio bottegaio, autoritario, patriarcale, misogino, l’urlo antimilitarista e antipatriottico di donne e bambini lasciava presagire qualcosa di terrificante e d’inaudito: un futuro senza di lui.”
LE DONNE IN MARCIA “In testa alla colonna socialista ci sono ancora una volta le donne con alto il ritratto di Lenin e la bandiera rossa. Cantano sfrenate, gioiose, i loro canti di liberazione. Invocano una vita migliore per i propri bambini. Credono ancora di essere venute a fare le loro parate, i loro minuetti di rivoluzione.”
IL PROGRAMMA QUASI -SOCIALISTA DEI FASCI “parte la rivoluzione, è quasi lo stesso programma dei socialisti rivoluzionari, più a sinistra dei riformisti. Un programma concepito da fuoriusciti del socialismo per attrarre gli ex compagni.”
L’ORA DEI SCARIFICI QUASI-GIORGETTI “Noi, forse? Noi che non possediamo case, automobili, banche, miniere, terre, fabbriche, banconote? Chi può “deve” pagare. Chi può deve sborsare… Delle due l’una: o i beati possidenti si auto espropriano e allora non vi saranno crisi violente, perché noi, per i primi, aborriamo dalla violenza fra gente della stessa razza e che vive sotto lo stesso cielo: o saranno ciechi, sordi, tirchi, cinici e allora noi convoglieremo le masse dei combattenti verso questi ostacoli e li travolgeremo. È l’ora dei sacrifici per tutti. Chi non ha dato il sangue, dia il denaro.”
EFFETTO VALANGA “Ogni volta che una squadra fascista brucia in piazza una bandiera rossa, centinaia di piccolo-borghesi si mettono in fila alle sedi del Fascio. L’effetto è a valanga, il fascismo si diffonde con la progressione del contagio. È gente nuova, gente ignota, gente con cui lui fino a un anno prima non avrebbe preso nemmeno un caffè, una folla d’impiegati e bottegai che fino a prima della guerra assisteva indifferente alla politica, né di destra né di sinistra, e nemmeno di centro, né rossi né neri, gente che si muove sempre e per sempre nella zona grigia. Ma adesso non sta più a guardare. Eh, sì… gli spettatori cambiano.”
COME SI CAMBIA “Margherita Sarfatti è stata socialista, votata alla causa di quei contadini, a lungo contraria all’intervento in guerra, ma poi la vita è sempre un fatto personale e, se non è questo, non è niente.”
COMPROMESSI “Il direttore de Il Popolo d’Italia lo ha scritto chiaramente: la vita, per chi non voglia trascorrerla nella solita torre d’avorio, impone certi contatti, certe transizioni e, diciamola la parola terribile, certi compromessi. Pagine di compromesso sono nella vita di tutti i grandi uomini e non sono pagine di vergogna: sono pagine di saggezza. Il compromesso conta, il resto è allegria di naufragi.”
TRA I DUE LITIGANTI…“Il fascismo, tra capitalismo e comunismo, deve essere il terzo tra due litiganti. Quello che gode. Bisogna tenersi leggeri per permettersi ogni sorta di svolte, combinazioni, manovre, capriole, guizzi. I fascisti non sono una delle due grandi classi in lotta, sono lo strato intermedio, il travaglio profondo di una crisi psicologica d’insicurezza del piccolo-borghese imbestialito perché teme di perdere tutto non avendo ancora abbastanza, il verduraio che si sente preso tra l’incudine del grande capitale e il martello del comunismo, che non sa più quale sia il suo posto nel mondo, che, dubitando di averne uno, arriva perfino a dubitare della propria esistenza. Ci vuole un nuovo grande partito di massa del mondo di mezzo dentro una rassicurante prospettiva parlamentare.” (da “M. Il figlio del secolo
LA RAZZA “Resta, infine, da provvedere al problema della razza. Se l’Italia fosse piena di ammalati e di pazzi la grandezza sarebbe un’illusione. I fascisti, perciò, devono preoccuparsi della salute della razza perché la razza è il materiale con cui intendiamo costruire anche la storia.”
LETTERA DI MATTEOTTI A TURATI: ULTIMO ATTO. “Anzitutto è necessario prendere, rispetto alla Dittatura fascista, un atteggiamento diverso da quello tenuto fin qui; la nostra resistenza al regime dell’arbitrio deve essere più attiva; non cedere su nessun punto; non abbandonare nessuna posizione senza le più recise, le più alte proteste. Tutti i diritti cittadini devono essere rivendicati; lo stesso codice riconosce la legittima difesa. Nessuno può lusingarsi che il fascismo dominante deponga le armi e restituisca spontaneamente all’Italia un regime di legalità e di libertà; tutto ciò che esso ottiene, lo sospinge a nuovi arbitrii, a nuovi soprusi. È la sua essenza, la sua origine, la sua unica forza; ed è il temperamento stesso che lo dirige. Giacomo Matteotti, lettera a Filippo Turati, vigilia elettorale del 6 aprile 1924”
ECCE HOMO “Ecco l’uomo. L’uomo nuovo, l’uomo della giovinezza contro il “vecchiume”, della rinascita dopo la decadenza, della salute di fronte alla degenerazione. Ecco l’arbitro del caos, l’iniziatore di un’era, l’ostetrico della storia, questo parto difficile. Al suo confronto, i politicanti della vecchia Italia, che ancora si affannano a bamboleggiare con stantie formule parlamentari, quando pure diano qualche scarso segno di vita, fanno l’impressione di larve che escano dai cimiteri della preistoria. Ecco l’uomo forte, l’uomo della forza, forza fisica – non ce n’è un’altra – l’uomo della violenza che la placherà, l’uomo della ferocia che l’ammansirà, l’uomo della lotta che la farà cessare perché presto non ci saranno più due fronti ma uno soltanto, l’uomo che ridà sicurezza ai poveracci fino a ieri presi nel mezzo, l’uomo che ha fatto un deserto e l’ha chiamato pace, ecco il domatore di leoni, quello che entra nella gabbia mentre il pubblico trattiene il fiato e, con uno schiocco di frusta, impone alle belve di spalancare e poi richiudere le fauci, a comando, a bacchetta, perché sono i suoi leoni. Ecco l’uomo del destino, preceduto da segni, profezie, episodi premonitori, il despota di genio capace di soggiogare le masse e riportare l’ordine, il trionfatore entusiasmante atteso troppo a lungo da un popolo depresso per gli effetti di un dramma interminabile, inconcludente, stucchevole, in cui tutto è concatenato ma niente è mai fatidico.”
TEMPI DI DISTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA “tempi di distruzione della democrazia, le elezioni sono un metro del tutto sbagliato per misurare i rapporti di forza. Ignazio Silone, dirigente del Partito comunista d’Italia,”
SCURATI PRESENTA IL SUO LIBRO.
