Chimamanda Ngozi Adichie-L’IBISCO VIOLA. Dai boccioli addormentati spuntano fiori maturi e liberi. 

ibisco viola

Trama

“Kambili ha quindici anni. Vive a Enugu, in Nigeria, con i genitori e il fratello Jaja. Suo padre Eugene, proprietario dell’unico giornale indipendente in un Paese sull’orlo della guerra civile, è agli occhi della comunità un modello di generosità e coraggio politico: conduce una battaglia incessante per la legalità, i diritti civili, la democrazia. Ma nel chiuso delle mura domestiche, il suo fanatismo cattolico lo trasforma in un padre padrone che non disdegna la violenza. Cosí Kambili e Jaja crescono in un clima di dolorose contraddizioni fino a che, dopo un colpo di Stato, non vanno a vivere dalla zia Ifeoma. E nella nuova casa, tra musica e allegria, i due ragazzi scoprono una vita fatta di indipendenza, amore e libertà: una rivelazione che cambierà il loro futuro. ​​L’ibisco viola, opera d’esordio di Chimamanda Ngozi Adichie, racconta le trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo, ma è anche un romanzo sulla linea sottile che divide l’adolescenza dall’età adulta, l’amore dall’odio.” Einaudi ED.

La storia

Kambili racconta il suo  viaggio verso la maturità in modo credibile ed emozionante. La sua esperienza di figlia è costellata di comportamenti violenti ispirati dal cattolicesimo integralista di Eugene che trasferisce nella vita familiare i precetti  religiosi. E guai a disubbidire, a non osservarli alla lettera! Le conseguenze sono, come direbbe  Alice Munro “Botte da Re”. Forse il padre-padrone si dispiace per il dolore che provoca alla moglie e ai figli, ma non può farne a meno: quello è il metodo giusto per educare, ovvero, per tenere sotto controllo la famiglia.

“…finiva l’ultima lezione. Correvo come se avessi dovuto vincere i duecento metri alla gara della scuola. Una volta Kevin disse a papà che ci avevo messo qualche minuto di piú, e papà mi schiaffeggiò contemporaneamente la guancia destra e la sinistra, tanto che le sue mani enormi mi lasciarono segni paralleli sulla faccia e mi fecero ronzare le orecchie per giorni.” 

Kambili sembra quasi muta, non risponde alle domande e ogni azione che compie è condizionata dalla figura paterna. Jaja, suo fratello, decide ad un certo punto che è ora di smetterla e si riprende la sua vita. Lo aiuta la zia Ifeoma e i cugini che vivono a Nsukka dove la zia insegna all’università. Il loro modo di vivere è  all’opposto di quello di Kambili e Jaja e, fortunatamente, sarà fonte di ispirazione per iniziare un percorso di cambiamento. 

“La sfida di Jaja ora mi sembrava come l’ibisco viola sperimentale di zia Ifeoma: raro, con un sottofondo fragrante di libertà, un tipo di libertà diversa da quella che la folla aveva invocato a Government Square dopo il colpo di stato agitando rami verdi. Una libertà di essere, di fare.”

A casa di zia Ifeoma cresce l’ ibisco viola, una variante molto forte e bellissima. Mentre è ospite dalla zia, Jaja se ne prende cura e decide di piantare un ibisco anche nel giardino  di casa a Eunugu, nonostante il divieto del padre di  abbandonarsi alle mollezze della coltivazione di fiori. Nsukka diventa luogo di libertà e risate.

“Perché Nsukka sapeva liberarti qualcosa in fondo allo stomaco, qualcosa che saliva fino alla gola e poi usciva come un canto di libertà. Come una risata.” 

Padre Amadi

A Nsukka Kabili incontra una sacerdote completamente diverso da Padre Benedict di Eunugu. Padre Amadi è una figura bellissima, un sacerdote  convinto della sua missione, ma umano nel corpo e nell’anima. Kambili se ne innamora. Scopre così un sentimento fino ad allora sconosciuto.

“Avrei voluto essere l’acqua, entrare dentro di lui, essere con lui, tutt’uno con lui. Non avevo mai invidiato tanto l’acqua prima di allora. I suoi occhi incrociarono i miei e io voltai lo sguardo, chiedendomi se avesse letto quel desiderio nei miei occhi.” 2870

Come in un diario, la protagonista racconta i momenti salienti della sua giovane vita. Chimamanda le presta uno stile immediato, secco, tagliente, eppure pieno di  emozione, di partecipazione alla vita nonostante uno schermo onnipresente che tenta di  eliminare dalle parole ogni traccia di sentimento. Il velo opprimente dell’educazione fondamentalista di Eugene, si solleva piano piano per permettere a Kambili  e a Jaja di spiegare le ali della libertà.

Il circolo vizioso

Attraverso le vicende personali dei protagonisti l’autrice apre uno spaccato  illuminante sulla realtà Nigeriana, sulle dinamiche sociali e politiche che investono i cittadini: dalla libertà di stampa al lento e inesorabile scivolamento verso una forma di governo oppressivo e illiberale, all’emigrazione verso  una vita migliore negli Stati Uniti d’America, di cui però evidenzia anche l’ipocrisia: 

“la vita come cittadina di serie B in America? – Chiaku, il tuo sarcasmo è fuori luogo. – Ma è vero. In tutti gli anni che ho passato a Cambridge sono stata considerata una scimmia che aveva sviluppato la capacità di ragionare. – La situazione non è cosí brutta adesso. – È quello che ti dicono. Ogni giorno i nostri dottori vanno laggiú e finiscono a lavare i piatti per gli oyinbo perché gli oyinbo non pensano che studiamo bene medicina. I nostri avvocati vanno e guidano i taxi perché gli oyinbo non si fidano della nostra formazione giuridica.3096 […] Le persone istruite se ne vanno, quelle che hanno il potenziale per raddrizzare i torti. Lasciano dietro di sé i deboli. I tiranni continuano a regnare perché i deboli non sanno resistere. Non capisci che è un circolo vizioso? Chi spezzerà questo circolo? –” 3105

Il libro

L’ibisco viola, opera d’esordio di Chimamanda Ngozi Adichie, racconta le trasformazioni civili e politiche del postcolonialismo, ma è anche un romanzo sulla linea sottile che divide l’adolescenza dall’età adulta, l’amore dall’odio.” Einaudi Ed.

L’IBISCO VIOLA è un romanzo di formazione, personale e in un certo senso politica e religiosa; é un romanzo di  ri-educazione ai sentimenti umani, depurati  dalle sovrastrutture imposte dall’alto.  L’ IBISCO VIOLA potrebbe interessare molte categorie di lettori e lettrici: dai giovani che stanno affrontando  il loro percorso di crescita verso la maturità, agli adulti aperti all’esplorazione di  nuove realtà culturali e geografiche. 

“Vedi, l’ibisco viola sta per sbocciare, – disse Jaja quando uscimmo dalla macchina. Lo stava indicando, anche se non ce n’era bisogno. Vedevo bene i boccioli ovali, addormentati, che oscillavano nella brezza della sera. Il giorno dopo era la domenica delle Palme, il giorno in cui Jaja non fece la comunione, il giorno in cui papà lanciò il suo pesante messale dall’altra parte della stanza e ruppe le statuine[…] Tutto andò a rotoli  dopo la domenica delle Palme” 3214

Assaggi

Il rosario durante il viaggio verso il paese natio-“Kevin e Sunday furono i primi a partire e noi li seguimmo, in modo che se fossero stati fermati dai militari ai posti di blocco papà li avrebbe visti e si sarebbe fermato anche lui. Papà cominciò il rosario prima di uscire dal cancello che chiudeva la nostra strada. S’interruppe alla fine della prima decina in modo che mamma potesse continuare con altre dieci Ave Maria. Jaja recitò la decina successiva, poi toccò a me. Papà guidava con calma.”

Il cibo-“Eravamo sempre pronti a sfamare l’intero villaggio a Natale, perché nessuna delle persone che venivano a trovarci se ne andasse senza aver mangiato e bevuto fino a quello che papà definiva un ragionevole livello di soddisfazione.” 

La cura delle ragazze– “Almeno qualcuno si prenderà cura di loro quando saranno sposate. – Non so chi si prenderà cura di chi. Sei ragazze del mio seminario del primo anno sono sposate e i mariti vengono a trovarle con le loro Mercedes e le loro Lexus ogni fine settimana, comprano stereo, libri di testo e frigoriferi, e quando saranno laureate diventeranno proprietà del marito, loro e la loro laurea. Non lo capisci?” 

Il nonno non è pagano!-“Vostro Papa-Nnukwu non è un pagano, Kambili, è un tradizionalista, – disse zia Ifeoma. Io la fissai. Pagano, tradizionalista, che importanza aveva? Non era cattolico, tutto qui; non era della nostra fede. Era una di quelle persone di cui chiedevamo la conversione nelle nostre preghiere perché non finissero negli eterni tormenti del fuoco infernale.”

Autogovernarsi, gattonando– “Certe persone, ha scritto una volta, pensano che noi non possiamo autogovernarci perché le rare volte che ci abbiamo provato abbiamo fallito, come se tutti quelli che oggi si autogovernano ci fossero riusciti la prima volta. È come dire a un bambino gattoni che cerca di alzarsi per camminare, ma poi ricade sul sedere, di restare fermo dov’è. Come se gli adulti che camminano accanto a lui non avessero tutti gattonato, una volta.”

Interruzione di corrente: il  nonno  racconta una storia delle sue– ”Papa-Nnukwu si schiarí la gola. – Tanto tempo fa, quando gli animali parlavano e le lucertole erano poche, ci fu una grande carestia nella terra degli animali. Le fattorie s’inaridirono e la terra si spaccò. La fame uccise molti animali e quelli che restavano non avevano neppure la forza di danzare la danza funebre ai funerali. Un giorno tutti glianimali maschi tennero una riunione per d ecidere cosa fare, prima vche la fame spazzasse via l’intero villaggio…1996

Padre Amadi come il vento– “Allora dimostramelo. Cerca di acchiapparmi, dimostrami che vuoi bene a Gesú. Aveva appena finito di parlare che era già schizzato via e io vidi il lampo azzurro della sua canottiera. Non mi misi a pensare: scattai in piedi e gli corsi dietro. Il vento mi soffiava sul volto, negli occhi, sulle orecchie. Padre Amadi era come un vento azzurro, inafferrabile. Non lo presi finché non si fermò accanto al palo della porta. – Allora non vuoi bene a Gesú, – scherzò. – Lei corre troppo veloce, – risposi ansimando. – Ti faccio riposare, e poi avrai un’altra occasione per dimostrarmi che vuoi bene al Signore. Corremmo” 2228.

L’Ibisco viola è stato tradotto da Maria Giuseppina Cavallo che ha tradotto in italiano Slavoj Zizek, Arundhati Roy e Chimamanda Ngozi Adichie. Lavora per Internazionale dal primo numero.