Hesse-L'interprete

La famiglia Bruhns di Francoforte si prepara per la festa. Siamo in Avvento e  ci avviciniamo festosamente a Natale. Papà Ludwig è un cuoco generoso, mamma Edith lo aiuta in cucina e si prende cura della famiglia, la figlia Annegret fa l’infermiera e ama bulimicamente mangiare, Stefan è il cucciolo di casa e ama giocare con soldatini e carri armati, e con l’adorato cane Purzel.

E poi c’ Eva, l’altra figlia,  la nostra dolente eroina, l’interprete curiosa e amante del suo lavoro.  La storia di Eva e della sua famiglia si svolge nel pieno del primo processo storico contro alcuni responsabili degli stermini nazisti.

“Si sedette al tavolo in modo da avere di fronte il signor Gabor e prese dalla borsa due dizionari, uno generale e l’altro tecnico-economico. Spostò il piatto con i biscotti e appoggiò al suo posto i dizionari: poi tirò fuori bloc notes e matita…”cominciano così i “tormenti di un’interprete”. 26

Eva sta vivendo  un momento topico anche  per la sua vita di  giovane donna moderna: scegliere tra lavoro e amore. La scelta di lavorare nel processo come interprete non piace al giovane Jürgen, suo fidanzato e uomo decisamente all’antica. Lui la vuole a casa a fare l’angelo del focolare. Ma Eva non è d’accordo, intravede infatti nel suo  lavoro una strada verso l’indipendenza  e la conoscenza. E non vuole rinunciarci.

Inizia il processo. Ed è come un viaggio esistenziale tra flashback e ritorni al presente. Durante le udienze Eva deve tradurre dal polacco le testimonianze di persone scampate allo sterminio, che raccontano con lucidità drammatica tutte le loro sofferenze e quelle dei loro cari. Eva le assorbe come una spugna e sente che in esse c’è qualcosa che le appartiene. Sguardi, mosse repentine, gesti inaspettati sembrano coinvolgerla.

Auschwitz

Durante questo tormentato viaggio deve affrontare inoltre le insidie del rapporto amoroso con Jürgen, anch’egli assillato da un segreto che interferisce in modo violento nella sua relazione con Eva.

Tutti i personaggi sono in qualche modo coinvolti nell’immane tragedia nazista. Eva li incontra tutti,  o ne sente parlare, a cominciare dalla sua stessa famiglia. Tutti  sembrano voler indossare una maschera di sopravvivenza, che li  aiuti  a  vivere  in modo accettabile e pulito nel nuovo mondo,  ricostruito  dopo il crollo. Anche Eva indossa la sua maschera, quella dell’interprete, quella che l’aiuterà a filtrare una  realtà dolorosa  e ad accettarne i limiti.

Più leggo e più mi convinco che “tutti” i libri sono dei viaggi. E allora, se dovessi pensare ad una parola sostitutiva di Libro userei proprio Viaggio. E in libreria sentirei la mia voce chiedere:

“Scusi ce l’ha l’ultimo viaggio di Camilleri? O il viaggio di Gadda su…?”

Quello raccontato da Hess è un viaggio nel viaggio, anzi, in diversi viaggi in luoghi fisici, nella Storia e nell’anima dei  personaggi alla fine dei quali i viaggiatori tornano a casa molto diversi, ma forse più completi, più adulti e più pronti ad affrontare la vita con occhi nuovi. Questo “viaggio” mi è piaciuto moltissimo.

“La conclusione di tutte le nostre ricerche sarà di arrivare dove eravamo partiti e di conoscere il posto per la prima volta.” Thomas Stearns Eliot

L’autrice

AnnetteHesse

Annette Hess, autrice di serie televisive, di successo, come Ku’Damm 56 (Una strada verso il domani.) affronta con successo  la sfida del  “primo romanzo” con  L’Interprete, ed. NERI POZZA – BLOOM
Ku’ Damm 56 è stata per me una piacevole scoperta, un inatteso tuffo nel mondo tedesco post-seconda guerra mondiale, che, fino agli anni 60, era rimasto nell’ombra, almeno per me. Parla del Wirtschaftswunder, ovvero del desiderio dei tedeschi di ricostruirsi un mondo felice, lasciandosi il passato alle spalle, sepolto sotto la cenere ancora calda. Ho dunque affrontato il romanzo di Hess con un piccolo bagaglio di conoscenze a disposizione. All’inizio mi sono chiesta:

“Mi stupirà come la serie TV?”

Forse non mi ha stupito, ma sicuramente, mi ha affascinato!

Assaggi

mercatino di Natale Francoforte

Cinema e mercatino di Natale-“Eva e Jürgen sedevano nella seconda fila del Gloria-Lichtspiele, le teste appoggiate all’indietro per guardare in alto. Non erano riusciti a rimediare un posto migliore, il cinema era occupato fino all’ultima fila. Winnetou, il capo tribù degli Apache era appena arrivato nelle sale cinematografiche. […] Più tardi, dopo che il bene ebbe trionfato, Eva e Jürgen gironzolavano per il mercatino di Natale illuminato: il cielo era nero, l’aria gelida”.53

Procedure di de-nazificazione– “Eva si sedette al tavolo della cucina, stese il giornale e lesse. Si diceva che finalmente la questione sarebbe stata chiusa una volta per tutte: i ventuno imputati erano innocui padri di famiglia, nonni e cittadini onesti e lavoratori, che avevano portato a termine senza anomalie le procedure di denazificazione del Paese. In futuro, il denaro dei contribuenti avrebbe dovuto essere investito in modo più sensato[…] Il retro della pagina era interamente occupato dalle foto degli imputati: alcune Eva le aveva già viste nell’ufficio della procura: Ora poteva osservare quegli uomini dal verso giusto e con calma. Prese la lente d’ingrandimento della madre dal cestino del cucito e studiò un volto dopo l’altro. Uno era grasso, un altro magro, con la pelle liscia oppure rugosa. Uno sogghignava come il vecchio scimpanzè bianco dello zoo, quasi tutti portavano gli occhiali, parecchi erano stempiati. Uno era rozzo, con orecchie da pipistrello e il naso schiacciato, un altro aveva lineamenti raffinati”. 57 e 58

Elenco degli imputati: gente normale, come noi“Quegli uomini ben rasati, puliti ed educati, a una prima occhiata non sembravano diversi da tutti gli altri uomini seduti nella tribuna riservata al pubblico[…]Davanti a sinistra sedevano quindi un esportatore, un cassiere della Cassa di risparmio, due agenti di commercio, un ingegnere, un negoziante, un agricoltore, un portinaio, un fuochista, un infermiere, un operaio, un pensionato, un ginecologo, due dentisti, un farmacista, un falegname, un macellaio, un fattorino di banca, un tessitore, e un costruttore di pianoforti. Questi uomini avrebbero dovuto rispondere della morte di centinaia di migliaia di esseri umani innocenti”.72 e 73

Il presepe vivente “Non aveva, lunga e confusa come in quel presepio vivente, nonostante alla fine tutto convergesse sull’altare. I bambini travestiti si raccolsero in cerchio intorno alla mangiatoia, si inginocchiarono sul freddo pavimento della chiesa e fecero un profondo inchino. Poiché li giaceva, adagiato sulla paglia, Gesù Bambino. Una meraviglia”. 90

I tormenti di un’ interprete“Mentre ascoltava il silenzio proveniente dalla cucina, il silenzio della madre e della sorella, ammise con se stessa che il sentimento che da giorni sentiva crescere in sé non era altro che paura. Aveva cercato di capire quale fosse la causa principale. Dover parlare davanti a molte persone? La responsabilità di tradurre nella maniera più corretta? Il timore di non capire quanto avessero detto i testimoni? O forse di capire sin troppo bene? Aveva infilato la busta nella cartella di pelle che si era regalata tre anni prima quando avevo ottenuto la certificazione di interprete”. 104

Lo stanzino di Sissi«Sai» disse mentre apriva una bottiglia di birra per David «ho uno stanzino qui dentro» e si indicò la pancia, esattamente sotto il cuore «ho infilato tutto qui, ho spento la luce e chiuso la porta a chiave. Lo stanzino a volte mi opprime e allora prendo un cucchiaio di bicarbonato. So che c’è, ma per fortuna non so più che cosa ci sia dentro. Cinque russi? Dieci russi? Mio marito morto? E quanti bambini morti? Non ne ho idea. La porta sta chiusa e la luce è spenta». 164

Effetto Beatles “Il giovane presentatore annunciò in falsetto che i Beatles avevano sfornato un nuovo simbolo gli ascoltatori avrebbero potuto sentirlo in esclusiva! «Can’t buy me lo-ove, Can’t buy me lo-ove!» Urlarono con impeto i Beatles, senza un’introduzione musicale, dal piccolo altoparlante. Al quarto love Jürgen spense la radio. Avevano già litigato una volta per i Beatles. A Eva piacevano le loro canzoni, trovava la musica coinvolgente, e quei quattro giovani inglesi le parevano sfacciati e attraenti. Jürgen aveva dichiarato che quella musica era semplicemente un rumore indistinto. Eva aveva replicato che era un provinciale, come i suoi genitori”. 164

Lentamente, verso l’ agnizione, l’epifania. Ci siamo quasi. La cicatrice dietro l’orecchio “ Alla fine dell’udienza Eva rimase seduta al suo posto, mentre la sala intorno a lei si svuotava lentamente. Aveva mal di testa, la piccola cicatrice allungata sopra l’orecchio sinistro le bruciava, cosa che non accadeva da anni. Sedeva lì e cercava di raccogliere tutto il suo coraggio, senza sapere precisamente per cosa”. 184

La casa nel Lager, le rose strappate della signora col cappellino “Ho vissuto in quel posto, mia sorella ci ha vissuto. Mio padre ci è andato a lavorare ogni giorno attraversando il cancello. Mia madre ha chiuso la nostra finestra, ha tenuto pulita la nostra casa dalla fuliggine del comignolo[…]Ed Eva improvvisamente si era ricordata. Era piccola. Le prudeva dappertutto, aveva punture di zanzara su braccia e gambe. Stava in piedi in giardino senza recinzione e si grattava a sangue. L’aria odorava lievemente di bruciato. Nel giardino c’era un’aiuola di rose, con i cespugli in piena fioritura. Giallo e bianco. Una bambina più grandicella, con un vestito di lino, era in mezzo a quell’aiuola e staccava la testa alle rose. Era Annegret che rideva, ed Eva rideva con lei. Poi cominciò anche lei a staccare i fiori. All’inizio fu difficile, poi trovò il verso giusto. Si tiravano addosso i fiori, e poi fu il turno dei boccioli. Ma improvvisamente Annegret si fermò, fissando qualcosa dietro la sorella; poi saltò come un coniglio fuori dalla aiuole, corse attraverso il giardino e scomparve in un boschetto. Eva si girò lentamente. Una signora con il camice si stava avvicinando, aveva la faccia da topo, un topo infuriato. Prese Eva per il braccio e le diede un sonoro ceffone. E ancora uno e poi ancora uno. Solo allora Eva percepì sotto la puzza di bruciato l’odore di tutte le rose strappate. All’epoca aveva quattro anni”. 223

Jürgen va dal procuratore-Eva reagisce “Eva sedeva di fronte al biondino e ascoltava. «Il signor Schoormann è convinto che il lavoro scuota troppo la sua sensibilità, che lei non abbia i nervi saldi. Ha chiesto che la solleviamo dall’incarico». Eva ebbe la sensazione di cadere in un abisso indefinito”. 250

Visita alla casa del Lager, ora una famiglia giovane vive lì– il pacchettino rosso della piramide natalizia. ”In corridoio non si sentì più sicura di trovarsi nella casa giusta. Sicuramente ne esistevano anche altre costruite nello stesso anno e con le cifre scolpite. Strinse la mano alla coppia, ringraziò e augurò loro ogni bene. In quel momento arrivò di corsa il bambino: aveva la mano destra chiusa e la allungò verso Eva. Lei esitò, poi mise la mano sotto il pugnetto. Il bambino aprì le dita e lasciò cadere qualcosa nella mano, qualcosa di piccolo e rosso. Il padre lo guardò « Ma che cos’è». Anche la madre alzò le spalle «Non so da dove arrivi. Credo che sia un regalo per lei » disse sorridendo. Eva deglutì e disse al bambino « Grazie mille» . Nella sua mano c’era il pezzo mancante della piramide, il dono di uno dei re Magi, il pacchettino rosso di legno”. 267

Edith, la madre cerca di convincere Eva “È successo vent’anni fa. Quando abbiamo capito cosa stava succedendo lì, era troppo tardi. E non siamo degli eroi, Eva, eravamo spaventati, avevamo due bambine piccole. Una volta non ci si ribellava, era molto diverso da oggi”.280

La follia di Annegret in una siringa-“All’ospedale, Annegret aveva ripreso la sua screanzata abitudine, come la chiamava lei[…]Aveva bisogno di salvare vite e riceverne in cambio un ringraziamento. Solo questo le garantiva la profonda pace interiore che le consentiva di sopportare tutto il resto. Perciò portava di nuovo con sé la siringa di vetro riutilizzabile, piena di liquido marroncino contaminato da Escherichia coli, che mischiava con il latte o somministrava direttamente”. 281

La sentenza“La voce stridente del presidente echeggiò: «Nei molti mesi della durata di questo processo, il tribunale ha partecipato spiritualmente a tutte le sofferenze e allo strazio che le persone hanno patito e a cui il nome di Auschwitz sarà legato per sempre. Alcuni tra noi per molto tempo non potranno più guardare negli occhi gioiosi e devoti di un bambino». La voce, in tutti quei mesi sempre ferma, iniziò a tremare «senza vedervi gli occhi incavati, interrogativi, terrorizzati, incapaci di comprendere dei bambini che ad Auschwitz compirono il loro ultimo viaggio». 295
Eva torna in Polonia, Salone Jaschinsky n.73 “Eva si senti nuda, ma continuò a parlare, decisa. « Noi ci conosciamo. Io ero una bambina e mia madre mi aveva portato con sé. Nel salone di parrucchiere. Nel Lager» Il signor Jaschinsky continuò a spazzolare lentamente. All’improvviso si bloccò e guardò la cicatrice allungata sopra l’orecchio di Eva, dove i capelli non crescevano. Lasciò cadere la spazzola, il viso gli divenne cinereo ed Eva temette, per un attimo, che sarebbe svenuto”. 310

La nuova Eva, il nuovo Jürgen all’aeroporto– “Eva bevve un sorso di caffè, che sotto la luce del bar sembrava blu. «E terribile» Poi raccontò della sua visita a Jaschinsky , quello che lui aveva detto e cosa aveva capito lei. Jürgen disse: « Non essere così dura con te stessa, Eva. Se molto coraggiosa». Lei lo guardò e di nuovo notò che era cambiato: le sembrò indifeso, come se si fosse tolto una pesante corazza”. 312

È di nuovo Natale. Flashback: i Re magi e la mirra“ Eva domandò: «A cosa serve la mirra?» «È una resina. In passato veniva usata per imbalsamare i cadaveri. Rappresenta la natura umana, le cose terrene. È amara e curativa allo stesso tempo». 313