Il racconto della Casa del Pumarejo affascina i tre studenti americani che a Siviglia frequentano corsi di Antropologia, Architettura, Lingue e comunicazione e Filosofia di vita, sperimentando un interessante contatto con la “marginalità attiva” di un quartiere Sivigliano.
Il palazzo e la storia dei progetti che lo riguardano, raccontati dall’architetta Stefania Scamardi, è ricco di suggestioni. Ufficialmente catalogato all’interno del patrimonio culturale Spagnolo, e dunque protetto dalle rampanti ambizioni di privati che ne vorrebbero fare un albergo di lusso, la Casa del Pumarejo si trova in un quartiere considerato marginale nella città Andalusa: San Luis de l’Alameda, cuore popolare della grande piazza restaurata, ormai centro pulsante della movida cittadina e del turismo di massa.
Gli abitanti del quartiere non accettano la marginalità forzata, respingono le ambizioni palazzinare e cercano di scuotere l’indifferenza della municipalità, che ora ha un alibi in più nella crisi economica che sta devastando l’Europa, per non investire nel recupero di questo gioiello. Decidono invece di “cuidare”/curare il palazzo da soli, facendo leva sul volontariato e sulla sensibilità di molti giovani professionisti e cittadini comuni.
pochi residenti del palazzo sono stati comunque “convinti” a lasciare il palazzo, dietro la promessa di un appartamento più nuovo e confortevole. Una sola cittadina rifiuta le lusinghe e diventa una sorta di custode del palazzo. E la sua memoria storica.
Lo Hacemos Nosotros…
Nani in marcia, ma solo perché la marcia parte dal basso. Questi operai del recupero culturale e ambientale sono dei giganti! Della volontà, della coscienza civile, della fantasia. L’allegro motivetto ci riporta all’atmosfera di favola sociale che anima questo gruppo di cittadini indomiti, che non rinunciano a lottare per il loro patrimonio culturale. La vecchia casa del Pumarejo è la loro Biancaneve.
Tornando a casa…
Vicino alla piazza c’è un piccolo bar, gestito da ragazzi italiani. Un altro! Dall’interno si diffondono le note di La Donna Cannone di Chicco De Gregori. Non ho saputo trattenere le lacrime. Stefy non si sorprende e immagina che la canzone evochi ricordi lontani di vita familiare e personale. Invece io sto pensando a tutta questa bella gioventù di casa nostra, che le prova tutte per farsi strada in una città che li cattura e li ammalia e che tuttavia, rimane estranea e spesso difficile per i migranti del nuovo millennio. E allora via con De Gregori, surrogato di classe della propria terra.
Anime
Stessa sensazione, ma più ricca e articolata la proviamo di sera, alla Taberna-Galleria d’Arte l’ Anima dell’algido, vecchio Austriaco Peter, che ne ha fatto un punto di ritrovo per artisti e amanti del vivere insieme, in un ambiente stimolante e allegro.
La serata è un omaggio all’Italia e in particolare a Napoli. Ospite d’onore Nick Pantalone, che già molti decenni fa cantava i classici di Chico Buarque e Antônio Carlos Jobim, papà di un fotografo ischitano amico di Stefy e sivigliano d’adozione, anche lui. Genitori in visita anche per Oscar Pantalone. Sembrano e vogliono essere felici davanti ai loro figli. L’anima campana li aiuta, ma dal fondo dei loro occhi affiora un po’ di malinconia. Il signor Nick Pantalone occupa la scena. Suona la chitarra e canta le canzoni più belle del repertorio napoletano classico. Mi fa pensare a Murolo e alla sua garbata napoletanità.
“Para much@s, el Ánima significa un viaje en el tiempo, un tiempo que no existe en esta casa. El reloj se detiene justo antes del cambio de jornada para que no se desvanezca el hechizo. El monótono sonido del tiempo más inmediato se diluye y chorrea por las paredes, y se pierde debajo de los polvos mágicos del serrín. Se escapa.
Por último, citar un texto de la revista creada para la conmemoración del 25 Aniversario de la Galería-Taberna Ánima donde Peter dice:
“Quiero expresar mi más sincero agradecimiento a tod@s l@s artistas, clientes y vecin@s, por ser los verdaderos artífices de todo movimiento y evolución cultural, y haber hecho posible con su incondicional apoyo e interés, durante todos estos años, nuestra común trayectoria y bagaje cultural.”
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