Maria è la giovane e bella protagonista di una storia strana. Una storia di solitudine, nata all’interno della famiglia di origine, cercata e temuta sin dai tempi della scuola, del college di Oxford, della vita lavorativa e familiare.
Maria attraversa accidentalmente tutte le fasi della vita di una donna moderna. Vive anche un drammatico matrimonio con un marito violento e un figlio che sembra essere il clone di suo padre.
Maria attraversa, accidentalmente, l’amicizia con donne e uomini che hanno in comune con lei, sicuramente, la loro ”stranezza”.
Maria incontra, spesso volutamente, una serie di errori che caratterizzeranno la sua vita.
Maria incontra anche l’amore, forse. Non è ben chiaro cosa si aspetti dai rapporti con gli uomini e con le donne.
Maria vive la musica come una compagna fedele e inseparabile delle sue notti, anche se il lettore la percepisce come una specie di sonnifero assunto con ritualità maniacale.
Prokofiev’s F minor violino sonata ci accompagna verso la fine.
La storia sembra non avere una conclusione evidente e strutturata, d’altra parte, tutto nella vita di Maria ha poco a che fare con il mondo esterno e con le sue regole prestabilite. Tutto appare, in quel parco sulla collina molto, molto distante e silenzioso.
“On her way to the summit the sound of the wind was, at first, the only sound of which she took any notice. Then she started to hear others, the distant cars, the songs of birds, the cries of children…”
Alla fine della storia avverto un certo senso di disagio nei confronti della protagonista, un personaggio che Coe ha costruito sapientemente, creando intorno al suo corpo e alla sua esistenza una specie di ”alone”, di atmosfera impenetrabile che tiene il lettore distante.
La narrazione è peculiare, molto classica, quasi alla Fielding, in quel suo continuo rivolgersi al lettore per catturare la sua attenzione, mantenerla su aspetti particolari, anticipare svolte significative. Coe fa uso di un vero narratore onnisciente e intrusivo.
Peculiare anche la scelta dei tempi narrativi: dal presente fattuale, quasi freddo e distaccato, al passato, tempo classico della finzione narrativa, che lascia spazio ad un maggiore coinvolgimento emotivo comunque “protetto” dalla natura fictional della storia.
Coe si ritira volentieri dall’uso del presente chiedendo permesso al lettore per questa scelta che trova estenuante.
Un pensiero riguardo “Jonathan Coe -THE ACCIDENTAL WOMAN. Le scelte di Maria”
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