“La signora Maigret, che sgranava i piselli nell’ombra calda, dove l’azzurro del suo grembiule e il verde dei baccelli creavano chiazze sontuose, la signora Maigret, che non stava mai con le mani in mano, fosse pure alle due del pomeriggio della giornata più calda di un agosto già torrido, la signora Maigret, che sorvegliava il marito come si fa con un neonato, sbottò: ‘Scommetto che stai già per alzarti’ ”
E lui si alza, infatti, si alza per ricevere in zoccoli, cappellaccio e tenuta da contadino in vacanza, la nera e smilza signora Bernadette Amorelle, che, altezzosa e sicura di sé, lo coinvolge in una nuova indagine. Benvenuta, Madame! sì, perché il commissario in pensione regge male i lenti ritmi del “riposo” forzato e allora volentieri, almeno all’inizio, si lascia trascinare dentro ricchezze e miserie della borghesia parigina in vacanza a Orsenne,
“una piccola frazione in riva alla Senna, tra Corbeil e la foresta di Fontainebleau…”
Qui ritrova un vecchio e viscido compagno di scuola, Ernest Malik, ora ricchissimo proprietario delle imprese di cave di sabbia Amorelle e Campois.
Vecchi sentimenti di rivalsa e frustrazione riemergono accompagnati da suicidi, trame, intrighi amorosi, fughe adolescenziali, rapporti conflittuali padre-figlio, fughe mozzafiato in bicicletta, attentati tra le fronde, donne annichilite da alcol e amori infranti.
Maigret si lascia andare anche a piccole scorrettezze professionali che mai avrebbe adottato quando era in servizio. Ai pensionati come lui si perdona tutto, forse. Anche la signora Maigret è richiamata in campo. Anche lei deve fare la sua parte nel gioco dell’investigazione e del supporto.
Nella storia, come marionette tragiche, agiscono donne, madri, mogli e figlie. Piacevole il suo semplice rapporto con la cameriera dell’ Auberge de l’Ange, Raymonde. Meno gradevole quello con la proprietaria. Strana donna:
“…Era grazie a elementi come questi, uniti ai ricordi della sera precedente, che, agli occhi di Maigret, la figura dell’albergatrice andava acquistando la consistenza della realtà. Era stata una bella donna, l’aveva detto anche Raymonde. Ed era vero. Lo si intuiva nonostante i cinquant’anni mal portati, nonostante i capelli unti e la carnagione spenta. Una donna intelligente, un tempo bella, che d’improvviso si era lasciata andare e data all’alcol, e ora, viveva come un animale selvatico nella sua tana, lagnandosi e bevendo sino a restare a letto per giornate intere.”
La storia è gradevole e allo stesso tempo inquietante. L’ usuale sagacia psicologica di Jules e la sua consolidata abilità di intessere reti, in cui ogni maglia è ben saldata alle altre fino a formare una trama finale perfetta, lo portano, prima di tutto, a capire e poi ad agire di conseguenza.
E il caso viene risolto.
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