Questo sì che è un terremoto nei palazzi di Roma!
Era prevedibile che l’articolo di Luca Ricolfi (leggilo qui) suscitasse una reazione viscerale nei palazzi del potere “formativo”. (Leggi commenti su La Stampa di oggi).
Ma perchè non considerare le critiche come una proposta di apertura alla discussione e al miglioramento? Qualcuno dice: se questi test funzionano in moltissimi altri paesi perchè non dovrebbero funzionare da noi? Ci risiamo! Importiamo buone pratiche, traiamo ispirazione, ma ragioniamo anche, e seriamente, sulla nostra realtà, sulla nostra capacità organizzativa, sui nostri investimenti in cultura e formazione, sulle nostre strutture.
Qualcuno diceva “Adapt don’t adopt”, nel senso proprio di adattare, migliorando, i suggerimenti positivi che ci vengono da altri sistemi più avanzati(forse) e più di successo (secondo quali standard socio-culturali?).
Ecco una sintesi parziale della risposta di Ricolfi:
“…Si pretende di fare come gli altri paesi, ma investendo risorse infinitamente più modeste: il classico matrimonio con i fichi secchi… La difesa d’ufficio dei test che da più parti sento ripetere non risponde in modo puntuale a nessuna delle mie quattro obiezioni e conferma purtroppo che dei limiti dei test vi è scarsissima consapevolezza, anche tra gli specialisti.
E’ un vero peccato. La preoccupazione di tanti insegnanti per un ulteriore abbassamento del livello culturale della scuola meriterebbe ben altro rispetto…”
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gli esami non finiscono mai…coraggio prof!
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