
I Diari di Etti Hillesum sono il dono di un’anima in viaggio, alla ricerca di un sé accettabile. A lei ho indirizzato la mia “lettera di lettura”, estrapolando alcune riflessioni che Etty andava facendo sulla sua condizione di prigioniera e perseguitata. Io, lettrice contemporanea nel bel mezzo di una vita privilegiata, in libertà, sento mie le sue riflessioni, testimonianza universale dello spirito libero e lucido che è riuscita a conservare anche dentro l’inferno di Auschwitz.
È sorprendente ritrovare una parte profonda di se stesse in quello che scrive Etty Hillesum. Sorprendente perché Etty non è una qualunque, Etty è vittima di una delle catastrofi più tragiche che l’umanità abbia conosciuto nei tempi moderni: il nazifascismo e lo sterminio di milioni di persone, la maggior parte delle quali di religione ebraica. Eppure, questa meravigliosa donna, ha conservato la sua integrità fisica e spirituale anche nel bel mezzo della tempesta che l’ha travolta, diventando una luce di riferimento anche per noi.
Comincio a leggere… e a scriverti
Era Giugno, tanti anni fa. Già dalle prime pagine ha preso il via un processo simbiotico, osmotico, empatico tra lettrice e scrittrice, con pensieri e percorsi come tasselli di un mosaico interiore in cui rispecchiarsi, un incastro che mette a fuoco la trama e le forti implicazioni storiche di questa vicenda, con i suoi effetti sulla persona-lità della scrittrice e dei suoi lettori.
27 Maggio 1997 h.14.30 – Sono assalita da stupore e da forti emozioni. Ho cominciato a viaggiare insieme a Etty nel mio “cuore pensante” e ho cominciato a stupirmi del mio identificarmi con le sue sensazioni, a cominciare da quel bellissimo “gomitolo aggrovigliato” che sento appartenermi totalmente:
“con tutta la mia chiarezza di pensiero a volte non sono altro che un povero diavolo impaurito […] per tutta la vita ho desiderato che qualcuno mi prendesse per mano e si occupasse di me-magari sembro una persona coraggiosa che fa tutto da sè, e invece, mi abbandonerei così volentieri alle cure di un altro […] Corpo e anima sono una cosa sola […] Quel che c’è qui ( e indicava la testa) deve finire qui (e indicava il cuore)[…] mi sorprendo ad aver voglia di musica… mi tocca sempre molto se mi capita di ascoltarla…”
Continuo a stupirmi. A pagina 38 leggo:
“La vita è difficile davvero, è […] una lotta di minuto in minuto (non esagerare tesoro), ma è una lotta invitante […] Una volta vivevo sempre come in una fase preparatoria…”
31 Maggio 1997 h.19.00- La lettura continua e sono sempre più presa dalla semplicità e complessità, allo stesso tempo, del suo argomentare. L’unica cosa in cui non riesco a trovarmi ancora con lei è quel suo concetto di Dio o di un Dio da ringraziare, di fronte a cui inginocchiarsi. Capirò in seguito, forse, chi sia “il suo Dio” Il resto sono io, con i miei percorsi mentali, in epoca meno travagliata, ma nello stesso mondo interiore “aggrovigliato”, in cerca dell’armonia.
Lunedì 2 Giugno 1997 h.15.15- Ho ripreso a leggere. La vena è ora malinconica, ma non rassegnata. La voglia di lottare c’è ancora, non è fiaccata dagli eventi disastrosi.
“Si diventa più forti se si impara a conoscere e ad accettare le proprie forze e le proprie insufficienze[…]mi sembra che in me si compiano dei grandi cambiamenti e credo che siano qualcosa di più che semplici stati d’animo…”
4 Giugno 1997 h 22. 00-Non è niente vero! E’ sempre tutto così banalmente prevedibile! Questa volta Etty, non sono d’accordo con te, non ora, non oggi.
“La vita è così curiosa e sorprendente e infinitamente piena di sfumature, a ogni curva del suo cammino si apre una vista del tutto diversa…”
“Ecco, ora si mette un coperchio nel chiasso di questa giornata, e questa sera, con tutta la pace e la concentrazione che sono in me, E’ MIA”[…]“in questo mondo sconvolto, le comunicazioni dirette tra due persone passano ormai solo per l’anima. Esteriormente si è scaraventati lontano […] oppure dialogo in modo pazzo, infantile e serissimo con la parte più profonda di me CHE PER COMODITA CHIAMO DIO.”
Voglio copiare ancora qualcosa di Etty che ieri mi aveva colpito e che riguarda anche me, come tante sue cose:
“Bisogna essere sempre disposti a rivedere la propria vita, a ricominciare tutto da capo in un luogo diverso […] ora devo dormire e lasciare andare tutto. Ho una vita interna troppo intensa [che] vivo troppo poco sulla terra… Ora devo dormire e lasciare andare tutto […] quanto hai dovuto lottare per rimanere fedele, ma la tua fedeltà ha vinto su tutto il resto[…] in fondo la mia vita è un ininterrotto ascoltar dentro me stessa, gli altri, Dio…”
10 Giugno 1997- Il viaggio con Etty è terminato. Ho ancora alcune sue suggestioni da tradurre in parole. Quella che, comunque è ben impressa nella mia mente è “l’intelligenza dell’anima”. E’ proprio così, ci sono alcune persone che senti più vicine di altre perché in loro percepisci l’intelligenza dell’anima,
“un’anima fatta di fuoco e di cristalli di rocca, una cosa molto severa e dura…ma anche dolce…”
C’è un passaggio a pagina 232 che mi piace molto, è lungo, ma molto “in me”. E’ il 4 Ottobre, Domenica e Etty parla del suo atteggiamento verso gli amici e dell’effetto che in lei provoca parlare con loro. Leggilo di nuovo, se ti va:
“in me scorrono i larghi fiumi e si innalzano le grandi montagne. Dietro gli arbusti della mia irrequietezza e dei miei smarrimenti si stendono le vaste pianure della mia calma e del mio abbandono…”
Sai, credo che mi mancherà l’appuntamento con le lettere della nostra amica. Mi ha incuriosito la sua passione per R.M. Rilke, che non conosco ma che forse vorrei leggere, più in là, quando avrò ben maturato gli effetti delle letture che tu mi hai offerto.
Pochi libri nella mia vita di lettrice hanno lasciato in me un tale solco. Forse è il momento particolare, l’età, la nuova consapevolezza di alcune emozioni vissute sempre in forma superficiale. Non so, di certo, ora è il momento della rielaborazione per cercare in me e far affiorare, tutto ciò che mi può dare calma, serenità, coraggio e dunque, voglia di star bene con me stessa e con tutto ciò che mi circonda.
Ben più tragico è stato il destino di questa grande donna, che affronta con forza la prigionia, ma che a tratti sembra oscillare tra paura e solide certezze:
Giovedì 10 Novembre 1941: “ Paura di vivere su tutta la linea. Cedimento completo. Mancanza di fiducia in me stessa. Repulsione. Paura.”,
Venerdì 3 luglio 1942: “Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non capiranno cos’è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita dall’altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato.”
Oggi, 25 Gennaio 2025
Oggi, dopo tanti anni dalla prima lettura, sfogliando ancora una volta quel piccolo libro che trasferisce sulle mie dita le emozioni provate nel riceverlo e nel leggerlo, Etty continua a mandarmi messaggi bellissimi:
“30 settembre. essere fedeli a tutto ciò che si è cominciato spontaneamente. Esere fedeli a ogni sentimento, a ogni pensiero che ha cominciato a germogliare. Essere fedeli nel senso più largo del termine, fedeli a se stessi, a Dio, ai propri momenti migliori. E dovunque si é, esserci «al cento per cento». Il mio «fare» consisterà nell’«essere»! p.222
Nella sua Introduzione ai Diari J.C. Gaarlandt sintetizza con efficacia il messaggio del libro: “Etty esaminò a fondo tutto ciò che accadde tra queste due date e le annotò con grande trasparenza, franchezza e intensità-i suoi rapporti d’ amicizia e d’ amore, quelli con la famiglia e i colleghi, e gli stati d’animo e le sensazioni, le riflessioni sull’ebraismo, le donne, la passione, lo sfacelo sempre più evidente del mondo che la circondava. Per non perdere ogni appiglio con quel mondo sconvolto Etty si mise alla ricerca delle origini della propria esistenza e alla sorgente trovò un atteggiamento verso la vita la cui definizione migliore è ‘altruismo radicale’. Le ultime parole del suo diario sono: “ Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.”
Etty

[2] HILLESUM E. Diario 1941-1943, Gli Adelphi 93, Milano 1996. “Nata nel 1914 a Middleburg da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum morì ad Auschwitz nel Novembre 1943. Il suo diario, fortunosamente scampato allo sterminio della famiglia (ad Auschwitz persero la vita anche i genitori ed il fratello Mischa) e poi passato di mano in mano, apparve finalmente nel 1981 presso l’editore De Haan, riscuotendo un immenso successo, paragonabile a quello che accolse il Diario di Anna Frank. Della Hillesum Adelphi ha pubblicato anche Lettere 1942-1943 (1990)”[N.d.E.]
