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Anna da Pigna, Liguria ha sposato Carlo da Lizzanello, Salento: Vivono felici in Liguria, ma ad un certo punto decidono di trasferirsi in Salento dove li aspetta un’eredità cospicua. Ad accoglierli all’arrivo è Antonio, il fratello di Carlo che, folgorato dagli occhi verdi di Anna, da quel momento organizzerà la sua vita e i suoi sentimenti intorno all’amore che prova per lei.   

Carlo è felice, torna a casa! L’impatto con la realtà del paesino è invece devastante per Anna che, comunque, ama suo marito e cerca di adattarsi. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi rimane “la forestiera”, come continueranno a chiamarla gli abitanti del paese. 

L’ energia vitale di Anna, e i suoi molteplici interessi, la spingono a dare un senso alla propria vita, che non sia solo quello di moglie e madre. A un anno di distanza dall’arrivo a Lizzanello, a dispetto di tutto il paese, e del marito, decide di partecipare al concorso per portalettere. E lo vince. Da qui inizia un percorso decisivo per lei, per la famiglia, per il paese, e per il successo del romanzo. 

La bellezza del  romanzo

Alla domanda Cosa hai trovato di bello in questo romanzo?” avrei molte risposte da dare. Proverò a focalizzarne alcune: 

  • Echi letterari. Sento l’eco di tante storie di donne, scritte da donne, essenzialmente: Emily Bronte, Jane Austin, ma anche Alba de Céspedes, Sibilla Aleramo, Goliarda Sapienza, Elena Ferrante. Giannone riesce a rielaborarle in un modo tutto suo, con stile fresco e veloce, collocandole in un ambiente riconoscibile, con una identità precisa fatta di elementi che conferiscono al racconto quel tocco di verosimiglianza che affascina e coinvolge. 
  • Il lavoro diventa missione sociale. La portalettere è filo rosso che unisce i membri della comunità e ne custodisce i segreti. Ma non si limita a questo, spesso interviene a risolvere situazioni pericolose, al limite della legalità.  
  • La Casa per le Donne.  L’’aspetto che mi fa sbarrare gli occhi per lo stupore riguarda La Casa per le Donne che Anna riesce a costruire. Mi colpisce per la sua attualità e lungimiranza, e perché sono direttamente coinvolta in un progetto di questo tipo nella Casa delle Donne di Padova, in particolare nella redazione della Newsletter.

“anch’io una proposta per dare una nuova vita a quel vecchio edificio». Carlo e l’altro la fissarono, un po’ stupiti. «E sarebbe, amor mio?» le chiese Carlo con un’espressione che rivelava insieme curiosità e timore. «Si potrebbe chiamare una… Casa per le Donne», spiegò lei, illuminandosi. «Un luogo dove la porta è sempre aperta, dove ogni donna in difficoltà sa di poter trovare rifugio. Penso per esempio alle giovani madri senza un marito né un lavoro, a chi è sola, alle donne che non sanno come liberarsi di uomini violenti…» Fece una pausa, come per riflettere. «Potremmo aiutarle concretamente, proteggerle…e magari dar loro un’istruzione, insegnare un mestiere. Insomma, tutto ciò che serve per…stare in piedi da sole.»”

La lettura risanatrice: Anna legge Cime tempestose di Emily Brontë ad Agata, annichilita dal dolore dopo l’aborto spontaneo del suo secondo figlio. 

  • L’educazione. Romanzi per imparare a leggere. Anna insegna a Giovanna a leggere con le finestrelle sulle parole di Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austin, progetto ambizioso, ma funziona! 
  • Lo studio. Antonio e il francese, lingua che Anna parla correntemente, vista la sua origine. “Anna non poteva sapere che ogni notte, quando Agata e Lorenza si mettevano a letto e la casa piombava nel silenzio, Antonio si chiudeva a chiave nel suo studio e tirava fuori dal cassetto la grammatica francese che aveva preso in biblioteca. Rimaneva a leggere e sottolineare fino a tardi: smetteva solo quando gli si chiudevano gli occhi dal sonno.” 
  • Le “affinità elettive” e la lettura condivisa. Ovvero i romanzi che Anna e Antonio si scambiano e commentano. Accade anche per La portalettere. lo stiamo leggendo insieme mio marito ed io, su due kindle diversi. Passo, passo, ci scambiamo pareri. Alla fine, prima di tornare alla schermata iniziale, la piattaforma chiede una valutazione. Stefano, per la prima volta nella sua lunghissima carriera di lettore, almeno per quanto ricordi al momento, dà 5 stelle al romanzo di una scrittrice esordiente. Ne è entusiasta, lui ama essere emozionato, se non travolto da una storia. Io ho saltato questo passaggio, avrei dato 4 stelle. Al di là delle stelle, Il mio co-lettore che è un tipo molto pratico e di poche parole, ha riassunto la sua valutazione in un unico aggettivo: fresco, racchiudendo in due sillabe la bellezza del contenuto, la scorrevolezza del discorso, la struttura in capitoli veloci da leggere. 
  • Il giardino segreto e il melograno. Una sorta di “stanza tutta per sé” dove rimanere soli a contatto con il proprio io, in silenzio e raccoglimento, magari con un bicchiere di latte tiepido.  
    “Anna si posò lo scialle di lana sulle spalle, versò il latte tiepido nella tazza e andò a sedersi sulla panchina in giardino. I primi momenti della giornata”  
  • La scelta del lavoro. Daniele, con il suo quadernetto di schizzi segreto, è in perenne conflitto tra il lavoro da maschio che deve fare e quello da femminuccia (secondo la madre) che vorrebbe fare. E che poi farà, alla grande in America. 
  • Il lavoro delle donne. La sartoria di Carmela “La sartoria era tutta lì, in una stanza ordinata e linda, dove ogni cosa stava al proprio posto: la macchina da cucire, il tavolo da lavoro in legno, un manichino spoglio in un angolo, uno scaffale coi rotoli di stoffa impilati, una torre di riviste e vari attrezzi del mestiere separati per tipologia in tante scatoline. Sul muro di fronte al tavolo c’era un tavolino di vetro, lucidato da poco, con sopra un vaso di fiori e accanto due poltroncine di velluto rosso.” 
  • La politica, le donne al voto, l’UDI.  “Anche lei aveva dato il suo contributo perché quel giorno finalmente arrivasse. Nell’ottobre 1944, aveva letto sul giornale l’appello dell’Unione Donne Italiane, che a Roma avevano fondato il comitato pro-voto in vista delle elezioni amministrative del 1946. E si era sentita subito euforica, desiderosa di fare qualcosa. Così aveva preso un fascio di fogli bianchi e, su uno di questi, aveva ricopiato, nella sua grafia tonda e aggraziata, il testo della petizione che l’UDI invitava a far firmare a tutte le donne in ogni comune d’Italia.[…]Appeso a una gruccia sull’anta dell’armadio, c’era il completo che aveva scelto. Sarebbe andata a votare per la prima volta nella sua vita con indosso un tailleur verde basilico: la giacca era stretta in vita e la gonna, al ginocchio, era svasata sull’orlo. Una vaporosa camicetta di rayon rosa completava il tutto.”   
  • Uno stile fresco, veloce e incisivo. Un’organizzazione testuale snella e coinvolgente che ti spinge ad andare fino all’ultima pagina, senza pause. 
  • Personaggi scolpiti. Cesellati, come Giovanna “la pazza” che la vicinanza di Anna trasforma in una donna sicura di sé e desiderosa di imparare; Lorenza che impazzisce per amore; Carmela e le sue vendette; Antonio sempre presente e innamorato; Agata simbolo di tutte le donne del paese; Carlo e il suo straripante entusiasmo imprenditoriale e umano; I lavoratori della posta macchiette simpatiche. Ma su tutti svetta Anna che racchiude in sé un mondo di intelligenza, libertà, creatività, amore, passioni, slanci solidali.  

Assaggi  

Cartoline, francobolli e messaggi d’amore “un malloppo di francobolli da dieci centesimi. le parole d’amore, quelle «appassionate», sarebbero diventate così minuscole da starsene nascoste sotto i francobolli. Sarebbe bastato inumidirli per rimuoverli con delicatezza e farle riapparire…”

Il vino di Carlo “«Qua fanno il vino e lo mandano su, a tagliare i vini del Nord. È così da sempre. E invece potremmo venderlo già imbottigliato, ché niente ha da invidiare ai vini veneti o piemontesi. E io lo so bene, li ho bevuti. Anzi il nostro è pure meglio. Qui non ha mai osato nessuno. E invece è arrivata l’ora di pensare in grande.»” 

Gli scrittori russi  “E Antonio aveva risposto che, secondo lui, erano i più bravi non solo a raccontare le miserie umane, ma anche ad averne compassione. «Ti fanno sentire che non sei sbagliato, sei solo umano», aveva aggiunto.” 

Le letture estive di Anna “fu incuriosita dalle Affinità elettive di Goethe e dalla questione cruciale che poneva: cosa succede a una coppia di elementi se ne entra in gioco un terzo?” 

Tempo di uccidere di Flaiano, lettura condivisa “aveva prestato la sua copia di un romanzo che s’intitolava Tempo di uccidere, scritto da un certo Ennio Flaiano, un autore che Anna non aveva mai sentito nominare. Aveva vinto da poco un premio letterario importante, le aveva spiegato Antonio. «Ci tengo che tu lo legga», aveva aggiunto. «Ho sottolineato delle frasi… Se ti va, sottolinea anche tu quelle che più ti colpiscono, e poi ne parliamo.»”   

Uffa, anche qui! “«La principessa d’Inghilterra, mamma! Si è sposata.» Seduta al tavolo della cucina, Lorenza, in camicia da notte, stava facendo colazione. Davanti a lei, c’era l’articolo di Oggi che descriveva il matrimonio di Elisabetta di Windsor con Filippo, duca di Edimburgo. Con aria rapita, fece scorrere un dito sulle fotografie: la folla che accoglieva i neosposi mentre uscivano dell’abbazia di Westminster, il saluto dal balcone di Buckingham” 

Il grande Leccio rifugio dei due fratelli “Antonio accostò l’automobile a un muretto a secco, al di là del quale svettava il Grande Leccio. «Cos’è questo posto?» domandò Anna, sporgendosi in avanti.” 

Casa o scuola? “«E quindi che cosa sarebbe?» «Boh. Una specie di scuola, dicono.» «Non è una scuola, dice che sarà una ’casa’.» «E non è già una casa?» «Sì, ma una casa diversa. Una casa per femmine.» «E noi maschi niente?» «Ma ’per femmine’ che mi significa?» «Che ci faranno delle cose. Cose da femmine.» «Mah, io sapevo che era una scuola.» «None, ti dico.»”  

Entra in ballo anche Anna Karenina.  O dell’amore impossibile tra Daniele e Lorenza. “Lorenza si appoggiò allo schienale della sedia. Conosceva bene la storia di Anna Karenina: aveva letto il romanzo da ragazzina e ricordava di aver provato una grande ammirazione per quell’eroina romantica, che aveva avuto il coraggio di seguire il proprio cuore, a costo di perdere tutto. Adesso, come allora, non riusciva a vederci proprio niente di sbagliato.”   

La vendemmia “Era chiaro che Daniele, durante la vendemmia e non solo, si univa ai contadini e si metteva a faticare insieme a loro, senza risparmiarsi. Roberto non avrebbe saputo dire su quale dei due approcci fosse più d’accordo, se su quello benevolo ma distante di suo padre o su quello umile di Daniele. Confidava nel fatto che lo avrebbe capito da sé, presto o tardi. All’improvviso, da un paio di filari più avanti, un contadino intonò uno stornello, stendendo sul campo la sua voce acuta e leggera: E fior di tutti i fiori…”