La Borsetta e Il Cappotto dell’Ambasciatore (Ed. Amor del libro-Sedici per Sedici-Venezia1995) sono due racconti brevi di Maria Irma Mariotti, una viaggiatrice moderna, eppure legata alla tradizione di cui è figlia. Traspare infatti dalle sue parole veloci una profonda ispirazione territoriale, nutrita dall’ alito del suo vento dolomitico. Le due storie hanno il sapore di esperienze vissute, che diventano l’ aspetto più gradevole della lettura.
La borsetta
La borsetta è la protagonista della prima storia. Viene rinvenuta a ridosso del sagrato della chiesa da una ragazza piena di sogni e frustrazioni. Altrettanto piena di gioielli e oggetti costosi e profumati è la borsetta alla moda ”dimenticata” in quell’ improbabile nascondiglio. L’oggetto non scatena desideri, ma un conflitto interiore d’altri tempi.
La ragazza non desidera altro che farla riavere alla sua proprietaria, anche se qualche tentazione l’ha assalita di fronte a tali bellezze. E il caso giocherellone le presenta l’opportunità di fare la cosa giusta. La proprietaria è donna di tutt’altra natura, e la sua reazione di fronte al gesto di onestà…beh scopritela voi.
Il cappotto
D’acchito Il Cappotto dell’Ambasciatore richiama ben più famosi cappotti, da quello drammatico e superbo di Gogol a quello teatrale e umano di Totò/ Sciosciammocca (Miseria e Nobiltà di E. Scarpetta). Quello dell’ambasciatore ci porta invece all’interno di una squallida farsa moderna. Sembra un costume di carnevale indossato da un guitto che si inventa un mare di fandonie per apparire quello che forse non è.
La sorpresa finale, nel caso dell’ ambasciatore e del suo improbabile cappotto, non stupisce più di tanto, anzi, lascia semplicemente un certo amaro in bocca.
Nel caso della borsetta, il finale è più indulgente e si scioglie nell’abbraccio vellutato di un fascio di rose rosse, per una donna che in vita aveva suscitato solo disprezzo e conflittualità.
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