Oggi, 23 maggio 2013, ricordiamo la strage di Capaci, dove, nel 1992, la “mafia” fece saltare in aria, con un piccolo clic sul pulsante di un telecomando, il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e la loro scorta. Con loro, sono sono saltati in aria un pezzo di Sicilia e tante speranze e sogni di cittadini Italiani onesti.
E dopo Giovanni, Paolo Borsellino il 9 luglio, nella strage di Via D’Amelio.
Ancora un anniversario doloroso che non si ferma però alle sterili celebrazioni tra corone di fiori e discorsi retorici, ma ci aiuta a ricordare cosa quell’evento abbia significato nella nostra storia recente e come si possa e si debba reagire davanti a tali atrocità.
Le navi della legalità, Paolo e Giovanni, hanno anch’esse un alto valore simbolico, ma questa volta la metafora è viva e in movimento verso la costruzione di un mondo nuovo. Gli alunni/marinai, insieme ai appresentanti delle istituzioni, rappresentano la speranza e la realtà, allo stesso tempo, di questo nostro paese, che continua a lottare e a conquistarsi un pezzetto di cielo pulito per volta.
Approdano a Palermo queste vele, spinte dal vento della libertà e della legalità.
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