Alla fine non sono riusciti a trovare la soluzione per far votare i 25.000 studenti Erasmus all’estero per realizzare il loro programma di formazione.
Il grido di dolore: Facciamoli votare, senza se e senza ma! non è stato abbastanza forte e lacerante da spingere i nostri governanti a risolvere la questione.
In un’era di alta tecnologia e informazioni che rimbalzano, senza sosta, da una parte all’altra del mondo, non siamo riusciti a impostare un sistema normativo/telematico per permettere ai nostri giovani concittadini all’estero di esercitare il loro diritto. Peccato e vergogna.
Come al solito, le motivazioni addotte sono assolutamente legali, ma buona volontà, acume politico, intelligenza di visione avrebbero potuto essere messe in ballo senza grossi problemi. Che i 25.000 voti spaventino qualcuno?
E tuttavia gli Erasmus 2013 non si rassegnano e, nonostante non possano votare il 24 e 25 Febbraio, si stanno attivando nel gruppo Voto lo stesso per far sì che la normativa sia aggiornata e altri Erasmus possano votare in future elezioni:
“Buona parte dei 25mila studenti Erasmus che non torneranno in Italia per le elezioni si recherà ai seggi elettorali nelle maggiori piazze europeee, con possibilità di esprimere democraticamente il proprio voto. Piazze, centri culturali, università estere: da Amsterdam a Berlino, da Parigi fino in Brasile.
L’iniziativa coinvolge un po’ tutto il mondo. Va sottolineato, comunque, che il voto espresso dagli erasmus non ha – ovviamente – alcun valore legale, ma dimostra tutta la voglia degli studenti di partecipare con determinazione al dibattito pubblico del proprio Paese.” corriereunive.it
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.