Premessa
Troppi e troppo “golosi” gli spunti offerti da questo romanzo e dunque non aspettatevi una recensione snella ed essenziale, ma preparatevi a qualcosa di diverso. Serena è la figlia di un pastore anglicano, laureata a Cambridge in matematica, suo malgrado e appassionata di libri, che divora alla velocità della luce.
La storia, raccontata in prima persona, ruota intorno a lei, al suo lavoro misterioso per i servizi segreti di Sua Maestà, ai suoi amori. Tutto nella sua vita tende a intrecciarsi in una trama tanto misteriosa quanto pericolosa.
È un piacere immergersi nell’ Inglese ricco, variopinto e immediato di McEwan. La tecnica narrativa è superba e tiene insieme, in modo fantastico, una giostra di eventi e piccole storie all’insegna dell’ambiguità della tematica trattata: un tripudio di spioni problematici!
Quello che sorprende è l’intreccio oscuro che coinvolge mondi e personaggi famosi, che spaziano dalla letteratura, all’arte, alla politica, all’editoria. Non so se la presenza di nomi importanti come Dante, Jane Austen, Margaret Drabble, Iris Murdoch, Muriel Sparks, Elizabeth Bowen, Solgenytzin, Shakespeare e tanti ancora renda il tutto più assurdo o più verosimile, ma sono proprio i riferimenti a questi scrittori che rendono il romanzo interessante al mio sguardo.
È il riferimento alla distopia e alle assurdità degli ultimi rantoli della guerra fredda e delle lotte intestine tra vari servizi segreti Inglesi, Americani e Russi che mi stimola. In Sweet Tooth ritrovo George Orwell e sorrido all’associazione immediata con la recente storia del divieto di collocare la sua statua davanti alla nuova sede della BBC, dove aveva lavorato per un paio di anni: lo scrittore era “troppo di sinistra” per poter diventare il simbolo dell’ ‘imparziale e correttissima’ BBC! read more from La Stampa
E di lui, mi viene in mente anche il saggio “Perché scrivo” , dal quale riporto qualche breve glimpse, che ben si integra con il romanzo dove, anche Tom Haley e Serena parlano di lettori e scrittori, di ragioni e tecniche per scrivere e per leggere:
“Putting aside the need to earn a living, I think there are four great motives for writing, at any rate for writing prose. They exist in different degrees in every writer, and in any one writer the proportions will vary from time to time, according to the atmosphere in which he is living. They are:
Sheer egoism. Desire to seem clever, to be talked about, to be remembered after death, to get your own back on the grown-ups who snubbed you in childhood, etc., etc. It is humbug to pretend this is not a motive, and a strong one. Writers share this characteristic with scientists, artists, politicians, lawyers, soldiers, successful businessmen, in short, with the whole top crust of humanity;
Aesthetic enthusiasm. Perception of beauty in the external world, or, on the other hand, in words and their right arrangement. Pleasure in the impact of one sound on another, in the firmness of good prose or the rhythm of a good story. Desire to share an experience which one feels is valuable and ought not to be missed.”Non è un caso che Tom ami profondamente la poesia e sia un esperto di Edmund Spenser.
Historical impulse. Desire to see things as they are, to find out true facts and store them up for the use of posterity.
Serena condivide e a proposito di quali modi siano più opportuni per leggere una storia dice:
“All I wanted was my own world, and myself in it, given back to me in artful shake and accessibile form…”p. 104”
Political purpose. Using the word ‘political’ in the widest possible sense. Desire to push the world in a certain direction, to alter other peoples’ idea of the kind of society that they should strive after. Once again, no book is genuinely free from political bias. The opinion that art should have nothing to do with politics is itself a political attitude.”
Sweet Tooth ingloba tutti questi spunti…
Siamo nei primi anni 70 e la crisi economica morde, il terrorismo anche, tra IRA ed altre storie. Si sta seminando il terreno per il successivo intervento demolitore di Margaret Thatcher.
Sweet Tooth può sembrare una storia di spie, ma non lasciatevi ingannare, il romanzo è molto di più. McEwan lo ha sapientemente farcito con i classici ingredienti “cattura-lettore”: soldi, amore, sesso, suggestivi paesaggi inglesi (Sussex and Brighton), pub familiari e fumosi, locali alla moda, chablis, champagne e ostriche. E non mancano l’isola finlandese, posto ideale per ritirarsi dal mondo, l’ Università di Cambridge, i pastori anglicani padri distratti, le storie di droga e fumo, le spinte rivoluzionarie, i conflitti generazionali e, last but not least, Londra.
Ancora una volta, come in altre sue opere, l’autore ci prende per mano e, come una sorta di navigatore, ci conduce attraverso strade e i vicoli di Londra. Aggiunge un sapore nostalgico e vintage nel setting Camden Town pre-turistizzazione, dove le Lock sono
abitate da personaggi originali e drop out e le case sono ancora vittorianamente degradate: piccole, scure e pavimentate con squallido linoleum, richiamano ancora qualche atmosfera di Dickens e del suo Dombey & Son.
È romantico e passionale il primo appuntamento di Serena e Tom Haley, nella magica National Gallery, di fronte al ritratto di J. Keats, di Joseph Severn. E non è un caso che Tom scelga proprio questo meraviglioso poeta romantico, come punto “cardinale” per l’incontro con Serena.
Appare anche uno spaccato affascinante di Italia, tra la macchina da scrivere Olivetti e la stupenda Taormina.
Un elemento su tutti spicca e conferisce al romanzo un tocco di classe. Così come esiste il teatro nel teatro di Pirandello e Shakespeare, qui esiste la storia nella storia, sia essa short story/racconto breve o romanzo. L’effetto è sofisticato in quanto crea una suggestione particolare e un senso di sovrapposizione disorientante.
Il racconto nel racconto suona talora artificioso e, tuttavia, mostra, una sua credibilità nell’ essere character-based. Infatti, quello che conta non è l’evento, ma la psicologia dei personaggi, che, in queste storie nella storia, possono ritrovarsi o perdersi. Altro device letterario di grande efficacia è l’uso della corrispondenza, illuminante e commovente.
Giochiamo con il titolo?
Un paio potrebbero andare, anche se sono troppo rivelatori:
A spy in my bed (una spia nel mio letto)? Molto 007; Il gioco delle parti…? Molto pirandelliano e un po’ scontato.
Sweet Tooth? vero, veloce, ammiccante e sufficientemente ambiguo. Funziona.
L’espressione “to have a sweet tooth, indica una persona che ama cibi dolci: al lettore interpretare la natura di questa speciale predilezione, nel romanzo di McEwan.
2 pensieri riguardo “I. McEwan-SWEET TOOTH, un bel puzzle narrativo, in giallo.”
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