Mentre leggo, associo il “fragore dell’oceano” percepito nell’animo da Moses ne La scena perduta ai rumori dolci del mare nell’isola di Erri. Passo dalle azioni di paura violenta dei tre bambini di Ti prendo e ti porto via, a quella dei tre bulli che attaccano “il ragazzino” protagonista di questo libro.
Dalla passione scatenata da Gloria a quella del protagonista/pesce che non riesce a chiudere gli occhi davanti alla bellezza della “ragazzina del Nord” in vacanza a Ischia: bambini alla scoperta dell’amore e della vita, del loro livello di resistenza, coraggio e senso della giustizia. Il primo incontro d’amore tra i due li vede mano nella mano…
In questo romanzo, Erri ci accompagna ancora una volta lungo il cammino della “sua” crescita e ci sembra di riconoscere nei gesti e nella corporeità del ragazzino, il suo corpo asciutto, il suo sguardo schivo, la sua mitezza contemporanea.
Il bambino-di-dieci-anni non conosce il nome della “ragazzina” che prende esempio dalla vita degli animali, I nomi sono superflui. I gesti sono importanti invece, come “la rottura del guscio/corpo” che crea l’illusione della crescita. Il corpo e lo spirito crescono attraverso la sofferenza? Riti umani, nei quali si inserisce anche il ghiacciolo giornaliero sulla spiaggia, le frasi d’amore inconsapevolmente tali, i ragazzi senza nome: tutti e nessuno.
Ritornano i tòpoi privilegiati da Erri: l’isola, il mare… che divinità universale e familiare allo stesso tempo! Il cinema e i libri:
“quel cinema di maestranze eccellenti che a tempo giusto assunse l’intensità dell’arte[…] ci andavo da solo, non volendo nessuno accanto a deridere la mia commozione[…]imparavo l’Italia nelle sale affumicate dei cinematografi, pure quelli divisi in classi: prima, seconda e terza visione[…]dicevo che andavo a studiare da un compagno e invece mi infilavo in un cinema alle quattro…” Cinema e America: partenze e ritorni e scelte laceranti. La partenza verso il mondo adulto, le lacrime dei lacrimogeni e la lotta per la “giustizia”. E poi arriva il momento del saluto, definitivo, alla fine della vacanza. “La vita aggiunta dopo, lontano da quel posto, è stata una divagazione”
Nel libro emerge il ricordo di nonne e mamme appassionate della settimana enigmistica, insieme a magici giochi di parole. Il ragazzino ne è affascinato. Man-tenere è il suo verbo preferito.
I ricordi hanno sempre un grande appeal, specialmente sui lettori più “maturi”. Si cammina tra le pagine alla ricerca di conferme o di spazi condivisi o di esperienze comuni. Per questo il libro mi piace. Mi piace però anche ritrovare De Luca con il suo stile silenzioso, quasi sommesso e così pungente nell’articolazione sapiente delle parole. Mi piace perché in ogni suo libro traspare l’amore per la parola “piena di significati”.
2 pensieri riguardo “E.De Luca-I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI… bambini alla scoperta dell’amore e della vita.”
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