Nguyen Phan Que Mai-DOVE VOLA LA POLVERE…degli Amerasiatici.

 

que-mai-nguyen-phan-dove-vola-la-polvere-9788842935315

Dedica dell’autrice: “Per gli  amerasiatici e i loro familiari che hanno condiviso con me le loro storie personali. Il loro coraggio  è per me fonte di ispirazione. Per i milioni di uomini, donne e bambini che sono stati travolti nel vortice della guerra del Viet Nam. per tutte le vite che sono state colpite dalla violenza. Con l’augurio che nel nostro mondo possano esserci più pace e solidarietà”.

Non vedo pensiero migliore per iniziare a parlare di Dove vola la polvere di Nguyen Phan Que Mai.

Scrivo questa recensione per due amiche del gruppo di lettura Girolibro di Selvazzano: Luisa che ha ci presentato il libro (e di recente è andata ad esplorare il Vietnam di persona!) e Paola, viaggiatrice instancabile e avventurosa che, proprio quest’anno ha fatto un viaggio meraviglioso in quei luoghi e ci ha catturato con il suo reportage fotografico. Dopo aver letto il romanzo capisco meglio il fascino che questa terra ha esercitato sulle mie due amiche “girolibrine”.

Ho  letto il libro con curiosità e piacere. Aver vissuto la mia adolescenza negli anni feroci della guerra in Vietnam mi ha spinto a volgere lo sguardo a quel mondo da una prospettiva diversa. Un mondo che ho vissuto con il coinvolgimento di un’adolescente trascinata dalle canzoni di protesta di  Bob Dylan, di Joan Baez e del nostro Gianni Morandi con il suo  C’era un ragazzo che, scritta da Franco Migliacci con musica di Mauro Lusini e arrangiamento di Ennio Morricone.

La stramaledetta guerra nel Vietnam termina nel 1973 senza vinti né vincitori, ma con milioni di morti e di vite distrutte psicologicamente. Una conferma di cui nessuno vuole prendere atto: la guerra è un disastro per l’umanità, il punto più basso dell’evoluzione della specie umana, autodistruttiva e stupida. Oggi,  Aprile 2024,  continuiamo ad averne triste testimonianza.

La storia e i protagonisti

Trang e Quỳnh sono due sorelle che lavorano nelle risaie. Sono piene di sogni, ma anche di un convinto senso della realtà che le spinge a lavorare sodo per la famiglia. I genitori  stanno  combattendo la loro lotta quotidiana, cercando di  ripagare un debito che  influirà sul destino di tutti loro. Vogliono che le due ragazze  studino e si creino un futuro degno. Intanto la guerra travolge, distrugge, ingoia sogni e progetti. 

Saigon è la grande città dove tutto sembra possibile. Le due ragazze si lasciano affascinare dai racconti di Han che “lavora” all’ Hollywood bar e guadagna molti soldi che le permettono di aiutare la sua famiglia e vivere bene. Dopo tanti ripensamenti ed alcune bugie con cui convincono i genitori, Thrang e Quỳnh accettano l’invito dell’amica e iniziano l’avventura nella grande città. L’ Hollywood bar è una piccola America dove i soldati statunitensi, bianchi, neri e marroni trovano ristoro e sollievo dopo i loro “attacchi di supporto” ai vietnamiti. Decine di giovani e belle ragazze, piene di sogni e ambizioni, li accompagnano  in questi momenti. Qui si sviluppa la storia, qui si costruiscono le conseguenze, per i singoli individui e per le famiglie. Qui  Trang incontra Dan e l’amore. 

Dan l’elicotterista è un veterano del Vietnam che come molti altri, arriva alla vecchiaia tra disordini mentali e fisici. Torna in Vietnam con la moglie Linda per recuperare una parte di sé rimossa o ignorata per troppo tempo. 

Durante il viaggio incontra personaggi e paesaggi che guarda con occhi nuovi,  fantasmi del passato che magicamente, o meglio narrativamente, si incrociano e scoprono qualcosa che li unisce e qualcosa che ancora li divide. Qui comincia a seguire le tracce di Trang/Kim e del  figlio, abbandonati tanti anni prima… Qui si confronta con la realtà drammatica degli amerasiatici,  bambini nati da soldati americani e donne vietnamite, ormai adulti e pieni di  problemi, rimpianti e speranze. 

Alla fine tutto sembra ricomporsi in un’apparente pacificazione, eppure rimane forte la sensazione di una sofferenza non sradicabile, di  una sofferenza dell’anima che, non impedisce a chi la prova di fare del tutto per sopravvivere e per godere dei  mille, piccoli attimi di serenità concessi alla condizione umana.

Assaggi

TrangDan era dolce e delicato. Quando era al lavoro, il corpo di Trang tremava ogni volta che un uomo la toccava, ma aveva imparato a fidarsi di Dani. Aveva imparato a rilassarsi, a lasciarsi andare, a cercare il piacere. Adesso sapeva come vibrare al tocco delle sue dita. E  aveva insegnato a Trang che quand’ era con Dan poteva dimenticarsi dei suoi problemi. Non esistevano più i doveri verso i genitori. Non esisteva più la vergogna. Solo la travolgente consapevolezza di avere il diritto di essere felice. E Trang sentiva che la passione tra lei e Dan era alimentata dalla comune sensazione di trovarsi avvviluppati in groviglio di intimità  ed estraneità, sogno e realtà, sicurezza e pericolo.” p. 257

Dan: “Quanto era stato ingenuo anche sulla guerra. Di fatto, quando si era arruolato, non sapeva proprio niente del Viet Nam. Se lo immaginava come un posto esotico. sebbene nel 1968 fosse già attivo il movimento di protesta contro la guerra, lui non vi aveva prestato attenzione, troppo preso dai  problemi che c’erano a casa. E poi sotto sotto sognava di diventare un eroe. E, poiché la guerra sfornava eroi, lui era tutto fiero di entrare a far parte di uno degli eserciti più potenti del mondo e andare a salvare i poveri vietnamiti da quei selvaggi dei comunisti. Ma le letture fatte in seguito sul Viet Nam gli avrebbero insegnato che il popolo vietnamita non aveva affatto bisogno di essere compatito aveva combattuto valorosamente per l’indipendenza contro i cinesi, i mongoli, i francesi e i giapponesi.

Gli ci erano voluti anni di quelle letture per comprendere che in realtà era stato mandato in Viet Nam per salvare il paese dai vietnamiti, e per salvare i  vietnamiti bisognava ucciderli. A milioni. Capire tutto ciò lo aveva riempito di rabbia, lo aveva portato a bere ma anche a continuare a cercare la verità nei  libri. uno in particolare, lo aveva indignato al punto di scaraventarlo contro il muro, ed era stato quello di Robert Mcnamara. Ricordava ancora gli undici  motivi che secondo l’ex segretario della Difesa avevano portato l’America a fallire in Viet Nam, tra quelli «la nostra profonda ignoranza della storia, della cultura e della politica di quel popolo ». Non erano stati solo ignoranti, ma anche arroganti e razzisti”p. 93