
Avevo bisogno di una pausa leggera e cercando tra i libri di casa è spuntato Odore di Chiuso di Marco Malvaldi. Ho cominciato a sfogliare le pagine con poca convinzione, temevo di trovarmi di nuovo davanti agli orribili vecchietti del Barlume, Ma quando tra le pagine è spuntato il nome “Pellegrino Artusi”, ho avuto un sussulto: ma che roba è questa? Il grande autore del primo importante manuale di cucina La scienza in cucina e l’Arte del mangiar bene in un romanzo di Malvaldi? È un libro giallo? Un romanzo storico? Un libro di cucina? Insomma il clic è scattato e ho cominciato a leggerlo. Mi sono divertita, si. L’ironia è la cifra della storia. Durante la lettura ho avvertito spesso il movimento compiaciuto delle mie labbra, atteggiate a sorriso. L’aspetto più interessante e coinvolgente è il linguaggio. Malvaldi fa interagire i suoi personaggi tra inflessioni toscaneggianti, eloquio forbito e colloquialismi. Il tutto si fonde in una miscela godibilissima. Come il cibo che viene offerto agli ospiti. E a proposito di cibo, occhio agli spinaci!
La storia è semplice: Pellegrino Artusi viene invitato dal barone di Romualdo Bonaiuti nel suo castello di Roccapendente. Siamo in Maremma, nella zona di Bolgheri dove vive e “opera” anche Giosuè Carducci. Pellegrino non è ben visto dai giovani rampolli della famiglia , specialmente da Lapo che lo ritiene addirittura uno strozzino! Il fratello Gaddo aspirante poeta è svagato e inutile. Tra gli ospiti c’è anche il fotografo Ciceri. Non si sa bene a che titolo sia stato invitato, lo stesso vale per l’Artusi. Ma questo dato per ora non è importante.
Le donne della famiglia sono: la giovane Cecilia che si rivela un personaggio molto interessante; la vecchia baronessa Speranza in sedia a rotelle, ritratto della tradizionale nobildonna altezzosa; la signorina Barbarici sua timida dama di compagnia; le due cugine zitelle. Una delle due, Cosima, si invaghisce di Pellegrino. La sua caccia al baffuto gastronomo è davvero esilarante.
I personaggi che popolano il castello sono dei veri fenomeni, la servitù gioca un ruolo determinante nella storia: la bravissima cuoca, il maggiordomo Teodoro, la sua fidanzata Agatina, prosperosa e disperato oggetto del desiderio dei maschi.
Nel bel mezzo di pranzi, cene, esplorazioni culinarie e paesaggistiche, piombano sul castello e sui suoi abitanti una morte sospetta e un ferimento eccellente. Ha inizio così il percorso investigativo con il delegato Viganò a guidare le danze e tanti colpi di scena che, passo dopo passo, porteranno alla soluzione dell’enigma. È molto efficace anche la scelta di introdurre alcune pagine del diario di Pellegrino Artusi in cui vengono riassunti alcuni momenti salienti del soggiorno.
Come non concludere con la ricetta del Polpettone all’uso zingaro che aveva incantato Pellegrino da Forlimpopoli all’inizio della visita e che finalmente riesce a riprodurre in modo perfetto? Eccola:

