BAMBINI NEL TEMPO a Cutro, due anni dopo l’ evitabile strage di migranti.

 

26 FEBBRAIO 2025: DUE ANNI DOPO

Con Marco Damilano ripercorriamo le tappe di una delle tragedie dell’emigrazione che più hanno scosso l’Italia.

RAIPLAY- LA NOTTE DI CUTRO

Cutro 2023: 35 bambini inghiottiti dal Mare Nostrum…
Bambini nel tempo di Ian Mc Ewan è la storia di una scomparsa misteriosa. Tra le corsie di un supermercato Stephen perde di vista la figlioletta Kate. Sull’onda di questa scomparsa e dei suoi tragici effetti sui genitori, McEwan recupera le emozioni del bambino che alberga nel profondo del nostro cuore, e che spesso resta inascoltato e trascurato. La suggestione del titolo è forte. Forse a sproposito, lo prendo in prestito per parlare di altri tempi e di altri bambini: il tempo dei bambini di Cutro. Il tempo dei bambini di Cutro è un tempo triste perché registra il dramma di famiglie spinte a cercare fuori del loro paese un presente e un futuro di speranza e di opportunità. È il tempo triste degli abitanti di Steccato di Cutro travolti dallo stupore e dal dolore per i trentacinque bambini “scomparsi”, morti nel naufragio della notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023. Il bilancio  è di 93 vittime, di cui 24 bambini compresi nella fascia d’età tra 0 e 12 anni e 14 di poco più grandi. Il caicco, Summer Love (ironia di un nome), partito da Smirne in Turchia, trasportava ammassate nella stiva tra 150 e 180 persone in fuga da Iran, Siria, Somalia, Palestina, Pakistan e Afghanistan, in fuga da miseria, oppressione e violenza. Si è schiantato contro gli scogli di Steccato di Cutro, polverizzandosi. E nessuno è intervenuto per evitare la tragedia. Risultato? famiglie distrutte, bimbi annegati e bimbi orfani. Un bambino afgano di 12 anni ha perso i genitori e quattro fratelli. Avevano riposto in quel viaggio, pagato a caro prezzo, la speranza di una vita migliore in Europa. Trentacinque bambini sono annegati nel mare di Cutro per un mancato intervento che poteva salvarli tutti e farli vivere serenamente accanto alle loro mamme, ai loro papà, alle persone che li amavano, in un paese che non era il loro, ma che li avrebbe accolti e forse aiutati a superare il trauma dell’esilio. Sarebbe stata l’Italia quel paese? Per la maggior parte dei migranti no, andavano a raggiungere parenti e amici in Europa. È in corso un’inchiesta della procura di Crotone, che vuole accertare cosa sia effettivamente accaduto quella maledetta notte. (chiesti 20 anni di carcere per uno dei 4 presunti “scafisti”). Ma non basta, tutti vogliamo che emergano i dettagli e le responsabilità del tragico evento e del mancato soccorso. Lo dobbiamo  ai  bambini  annegati nel nostro Mediterraneo, lo dobbiamo agli orfani, lo dobbiamo ai sopravvissuti. Lo dobbiamo ai cittadini di Cutro e di questo nostro  bellissimo e complicatissimo paese. È una questione di civiltà. Il tempo dei trentacinque bambini di Cutro è stato un tempo di morte, per i sopravvissuti e per tutti quelli che vorranno lasciare il loro paese in cerca di una vita degna, deve essere un tempo di speranza e di giustizia, Un tempo di futuro e di felicità.