Oggi 19 Marzo 2022, giornata di festa e di guerra, gli occhi sognanti di mio padre trasmettono serenità e mi trasportano verso il blu del mare e verso il nero caldo della spiaggia di Stromboli che i suoi capelli neri, ricci e folti richiamavano.
Gli occhi di mio padre sono limpidi e poetici e per tutta la sua breve vita sono stati un tratto distintivo, anche se gli acciacchi fisici e l’inevitabile velo di una vita complicata a volte li appannavano.
Gli occhi di mio padre cercavano affetto e comprensione. La sera all’ora di cena, chiedeva di raccontare alla sue donne, mamma, moglie e tre figlie bambine, riunite intorno al tavolo da pranzo, la sua vicenda di soldato sbandato, in balia degli eventi post-armistizio e dell’urgenza di prendere decisioni difficili. Il suo viaggio a piedi da Milano verso casa, l’Abruzzo e le sue montagne, lo vede dilaniato tra il desiderio di tornare tra le braccia di sua madre e quello di rimanere sui monti, a resistere. Un conflitto forse irrisolto, che non è mai riuscito a raccontare fino in fondo, nel dettaglio.
E noi? Noi non capivamo, lo ascoltavamo inizialmente con attenzione e poi, via via sempre più distratte. Lo vedevamo perdersi tra i suoi ricordi e il suo amore per la poesia. Poi, quando ancora troppo giovane ci ha lasciato, noi figlie abbiamo cominciato a cercare di capire, di dedicargli tutta quell’attenzione che gli avevamo negato in vita. Troppo tardi. Inevitabile è affiorato il rimpianto, ma anche la tenerezza per quell’ uomo buono, fragile e silenzioso, di cui non ho mai saputo tante, troppe cose.
Oggi, giorno del “suo” compleanno e festa di tutti i papà, ho bisogno del suo ricordo e della tenerezza che pervadeva il suo rapporto con me e con le mie sorelle. Quella tenerezza che ancora porto nel cuore di bimba di tre anni circa, felice in mezzo a mamma e papà che mi tengono per mano mentre andiamo a messa, in una tranquilla domenica di tanto tempo fa, in un mondo abruzzese antico e pieno di speranza di pace. Oggi ne ho tanto bisogno.
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