
Ho appena terminato la lettura di Alias Grace (L’altra Grace) di Margaret Atwood (a breve la recensio-riflessione) e subito penso a cosa leggere per sopravvivere al gran caldo di Agosto e alle malinconie Covid19 che hanno deciso di starmi al fianco, non richieste.
Ho bisogno di Montalbano-Camilleri e dunque cedo alle lusinghe di Riccardino.
Ma i miei bigliettini sparsi, dove prendo appunti man mano che ascolto la radio, guardo la Tv e leggo i giornali, mi ricordano che c’è in sospeso un’avventura affascinante: Goliarda Sapienza.
Mentre penso a come impostare la recensione di Alias Grace, mi assale urgente il bisogno di cominciare a conoscere Goliarda, prima di iniziare la lettura dei suoi libri. E smetto di scrivere.
Cerco e trovo un’ intervista che mi fa pensare, sorridere, entusiasmare. Lo sguardo di questa donna è magnetico, il verde sorridente dei suoi occhi turba, cattura e coinvolge. Mi lascio trasportare dal racconto così ironicamente amaro della sua vita, delle sue esperienze artistiche, delle sue conoscenze illustri, delle sue fragilità.
Deciso, dopo Riccardino mi dedicherò a lei. Ma da quale libro comincio?
L’arte della gioia?
L’università di Rebibbia?
Le certezze del dubbio?
Il filo di Mezzogiorno?
Io, Jean Gabin?
Voi, cosa mi suggerite?
