Vivere per quattordici anni nelle condizioni più disumane che un uomo possa sopportare, ostaggio di una dittatura feroce fino a dimenticare il proprio volto. Essere prima guerrigliero e poi deputato, senatore, ministro e, infine, Presidente della Repubblica dell’Uruguay. Rinunciare al 90% dello stipendio per vivere felice dedicando il tempo della vita alla terra e al rapporto con gli altri. Questo e molto altro è José “Pepe” Mujica, il Presidente più famoso del mondo. A quasi ottant’anni è l’esempio più scomodo che esista per l’intera classe politica planetaria, perché il “Pepe” è l’esempio vivente di come si può pensare al bene comune senza avere brame di potere e di ricchezza vivendo, anzi, come qualsiasi cittadino della propria nazione. Questo libro ospita un’intervista esclusiva rilasciata a Montevideo a Cristina Guarnieri, direttrice della casa editrice Eir, nonché i discorsi più importanti e famosi del Presidente, fra cui spicca il discorso sulla felicità – che dà il titolo al libro – proferito dal Presidente al G20 in Brasile nel giugno 2012. Inoltre è corredato da una biografia romanzata di Mujica, ideata da Massimo Sgroi e approvata dalla presidenza, da alcune pagine che Mujica ha scritto di suo pugno per questa prima edizione italiana, dalla Prefazione di Omero Ciai, giornalista di Repubblica e da una Postfazione di Donato Di Santo, responsabile politico dei rapporti Italia-Sud America. Descrizione Feltrinelli
Riporto uno stralcio della lunga recensione di Maria Luisa. Leggete i suoi appunti in Galleria per avere il quadro completo.
“L’Uruguay, come gran parte dei paesi del Cono Sud dell’America Latina dopo il colonialismo, negli anni ‘70 e ’80 del Novecento, furono caratterizzati da una dittatura militare feroce e sanguinaria. Fra di loro questi regimi dittatoriali non seppero coordinarsi in nulla salvo nell’uso della violenza e del terrore. Dopo gli anni bui delle dittature seguì “il decennio perso”. Era solo apparenza, in realtà molte braci stavano covando sotto la cenere, preparando il cambiamento.
Il cambiamento cominciò dal basso, dai poteri locali che con voto democratico conquistarono la governabilità tramite partiti comunisti[…]in queste radici si collocano l’esperienza umana, le lotte e i sogni di Josè Mujica, che con la sua carica di umanità ha fatto conoscere l’Uruguay al mondo.
Ho visto una panoramica dell’Uruguay nella trasmissione RAI, Dreams Road . Mi ha emozionato l’intervista al Presidente Mujica, un grande uomo nelle sue azioni e nei suoi pensieri, Repubblicano sempre fedele a se stesso, ma di una semplicità infinita, che ai miei occhi di occidentale Europea, abituata a vedere la gente di potere adornata di capi lussuosi, in ambienti sontuosi e signorili, ha suscitato pensieri sconvolgenti.
La storia ci ha reso Capitalisti, l’Antropologia ci ha definiti Socialisti e noi ce ne andiamo per il mondo globalizzato con addosso questa terribile contraddizione, alla ricerca di noi stessi. La grande religione dell’avvenire sarà amore per la vita e sopra ogni altra cosa, la vita umana che è quasi miracolosa…”
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