copMammut Pennacchi

 

 

 

 

Pennacchi crea un ponte tra  passato e  presente e fornisce al lettore una specie di chiave di lettura del suo libro. Cita politici, grandi manager, sindacalisti e persone importanti riconducendoli tutti a una dimensione più umana del lavoro e dei rapporti all’interno della produzione.

“Un operaio è prima di tutto una persona. Ma questo nelle fabbriche se lo scordano spesso” Tutti.

Dall’introduzione dell’autore: oggi

 Gabriele Basilico Milano Ritratti di fabbriche1978_1980“La fabbrica è rimasta aperta altri trent’anni. L’hanno chiusa adesso, nel 2010. E se il fatto d’averla tenuta assieme aperta allora è uno dei più bei ricordi e soddisfazioni della mia vita, il fatto che l’abbiano chiusa adesso è uno dei dolori più grandi. Io-come ogni operaio-le volevo bene alla mia fabbrica, ai suoi reparti, alle macchine. E ogni tanto, di notte, mi sogno che mi richiamano a lavorare. A volte mi da l’ansia, perché debbo superare un’altra volta il periodo di prova. Ma il più delle volte è gioia pura, perché sto coi miei compagni, anche quelli che non ci sono più, e lavoro alle mie macchine, la Maillefer 120, i siluri, lo Shaw, la Conica. Certe volte pure la Smalteria!”

assembleaIeri: la storia

Coinvolgente e istruttiva, quasi come una pagina di cronaca ben raccontata, la storia di un gruppo di operai della Supercavi di Latina-Borgo Piave, guidati, ispirati e rappresentati da Benassa. Il mondo operaio è visto dal di dentro in un contesto antico. Nel corso del periodo narrato molte cose cambiano e tali cambiamenti portano gli operai a decisioni comuni, ma anche a scelte di vita nuove e coraggiose.

Lo stile

Immediato, sincopato, incisivo, realistico, colorato e intenso il linguaggio di Mammut. Metafore come pennellate luminose. Rigonfie di vita e messaggio sociale:

come la gloriosa 128 Fiat “piena come le Simmenthal”.SimmenthalE le Simmenthal davvero hanno segnato un’epoca: carne in scatola, in gelatina, ma gustosa e nutriente, nuova nel panorama italiano di quegli anni;

draghi multitestecome quando verso l’assalto:

“Stavamo tutti stretti, pigiati l’uno all’altro come l’uva dentro il torchio. Più che una falange, parevamo un corpo solo:un’ameba gigantesca: un drago mille-teste”;

  

cavi coloraticome la Conica, macchina futurista. Il racconto è saltellante. Hai quasi l’impressione di essere in un circo spaziale, dove il giocoliere KING KONG fa saltellare e volteggiare le bobine, come fossero birilli di plastica… 

  itaca

La GEPI come ITACA, il sogno, la salvezza finalmente a portata di mano!

Caratterizzazione

Ritratti efficaci di protagonisti e comprimari, che impersonano la categoria degli operai, con variazioni umane e peculiari sul tema. Benassa e i suoi sogni ricorrenti, affollati di eroi romanzeschi e personaggi reali. Prima della grande decisione, incontra ancora una volta i suoi compagni di sogno: Ché, Dottor Zivago, Piero Angela, Yuri Gagarin, I viaggi di Gulliver, Giovanni Paolo I che declama urlando Cecco Angioieri:

“Sì fosse foco arderei lo mondo; [e, ultima strofa] …A tutti mozzerei lo capo a tondo.”

Benassa, il leader carismatico, il poeta, l’uomo che piange e si commuove, l’uomo che guarda in faccia il padrone e non svende il suo sogno, l’uomo che lotta fino alla crisi personale e politica che lo porta alla grande scelta. L’uomo che decide di andare all’Università…

Cesare, contadino nell’animo, panettiere bianco, impolverato di farina, ma felice, quasi un training per gli odiati turni di notte in fabbrica; Cesare al funerale del padre, ormai un corpo minuscolo e inoffensivo che da vivo “E’ stato un buon padre. Non ci ha fatto mancare mai pane, botte e latte” Cesare che da padre compie il gesto estremo.

Massimo l’apprendista che fa parte dell’ultima infornata di ventenni -l’infornata miracolosa- come diceva il Padrone, che ancora si “mozzica le mani”. Massimo è un bel ragazzo, moro, robusto, po’ assenteista, lavora in nero come stagnino, certe volte gli salta la mattana, è un po’ attaccabriga quando beve, però è… buono!

Il turno di notte ha i suoi vantaggi…

“Non ci sono in giro capi e capetti… e poi ognuno può star tranquillo… Ed hanno il tempo di pensare ai fatti loro. Tra le tre e le quattro del mattino, per esempio, vengono in mente i propri morti. Anche Benassa ci parlava, come se fossero davvero lì, nella sua testa…”

L’elenco

Lunghissimo elenco, quasi un viaggio movimentato all’interno di un’economia, per certi versi non dissimile da quella di oggi: le tasse, Il doppio/triplo lavoro, la sicurezza sul lavoro, i turni pericolosi di notte che se non dormi di giorno sono rischi enormi e guai per tutti, come per l’operaio di Sezze…E tanto ancora e, infine, i cambiamenti inesorabili nel sistema lavoro…

 Le occupazioni

Una storia a sé, molto godibile. Tutta da leggere. Tra slogan adatti alla “giusta linea di massa”, come “Cossiga, Cossiga, volemo pane e figa”, urla, sesso veloce e intenso, donne in lacrime, padroni inflessibili- divide et impera.

Mattei alla centrale nucleare di LatinaTutti alla centrale Termonucleare ENEL di Latina-Borgo Sabotino!

 Poi il capolavoro dell’ assalto proletario della Centrale Nucleare. Timori, realtà sorprendenti e giudici:

“ Le facce erano tese. Bianche come lenzuoli. Ognuno, dentro aveva il suo bel terrore. Stavamo violando l’Atomo: la nuova religione il mistero della fede. L’ignoto senza fine..”

Un quadretto da non perdere l’interrogatorio di Cesare davanti al giudice sulla “violazione” della centrale nucleare. Ancora una metafora che Cesare improvvisa per uscire da una situazione critica, imprevista: la centrale come una bella donna che…(questi operai una certa nota di maschilismo la tirano fuori tutta, ogni volta che serve…) E il giudice capisce e sorride…

 

Il Gran Rifiuto (o compromesso?)

la classe operaia va in paradiso- VolontéTutto cambia. Bella sintesi giornalistica: extracomunitari, già marocchini, che la sera al sindacato, sono molti di più degli operai italiani; Il referendum perso e la centrale atomica chiusa (ma forse ci ripensano e la riapriranno); il muro di Berlino giù…L’Est sfasciato. Anche il partito cambia nome…

I tempi stanno cambiando, i sindacati pure, il presente e il futuro diventano sempre più incerti.

L’ Operaio Benassa è di fronte a un bivio, alla decisione della sua vita. Molto belle le pagine dedicate al suo commiato dai compagni di lavoro, dalle macchine, dall’ambiente di lavoro tanto amato e sofferto. A tempo di marcia automobilistica fa procedere il suo discorso di addio: prima, seconda, terza, quarta… sempre più veloce e incalzante; poi, si avvia a concludere a “passo d’ uomo” riflessivamente, spegnendo poi dolcemente il motore.

Conclusione

Ti trovi tra le righe di questo romanzo ad essere uno di loro, alle prese con macchine, turni, fatica, sudore, frustrazione, brevi e intensi momenti di soddisfazione per la riuscita di un corteo o di una azione sindacale complessa. Ti senti quasi la tuta addosso, avvolgente, che tuttavia, dopo tanto lottare e baccagliare, diventa ruvida e irritante e ti spinge a liberartene.

La togli, giri lo sguardo, ma poi realizzi che la tuta è “dentro” di te. Difficilmente te ne liberi. Rimane lì e forse alimenta la speranza di un ritorno all’antico…E’ possibile? O davvero la razza operaia si è estinta come i mammut?

“Come il bisonte dell’Europa”?

Un pensiero riguardo “A.Pennacchi-MAMMUT. Storie operaie dentro la grande crisi.

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