Michela Murgia-ACCABADORA, l’ultima madre. Storia di partenze e di ritorni.

 

 

accabadora Murgia

Primo distacco: la nascita

Maria è la quarta figlia di Sisinnio e Maria Teresa Listru, che devono fare i conti quotidiani con i bisogni materiali e sociali di una famiglia impegnativa. Ma spesso  i conti non tornano. Per la madre Maria è “l’ultima”, quella arrivata per caso, quella che proprio non ci voleva. E così la presenta ai compaesani. Maria risente di questa sua non-identità che,  giorno dopo giorno,  le ricorda il suo posto scomodo nella famiglia. E i suoi  comportamenti sono conseguenziali: fa di tutto per essere notata, amata, riconosciuta. 

Secondo distacco: l’adozione

Un bel giorno appare sulla scena Bonaria Urrai che aveva osservato quella bambina di soli sei anni in alcuni momenti della sua quotidianità: dal fruttivendolo, al panificio, per strada. E si offre di adottare la bambina, la madre accetta senza pensarci due volte. Maria diventa così Fillus de anima di Bonaria.

In viaggio

Inizia per Maria un periodo complesso: deve capire prima di tutto perché ha dovuto lasciare la famiglia d’origine, (cosa che in fondo non le era dispiaciuta). Poi deve imparare a conoscere la Tzia Bonaria che comincia ad insegnarle il mestiere di sarta.

“ per qualche tempo Maria pensò che Tzia Bonaria facesse la sarta. Cuciva per molte ore di seguito, e una stanza della casa era sempre piena di scampoli e stoffe. venivano donne  a prender misure di gonne e fazzoletti, ma qualche volta anche uomini per calzoni e camicie da festa.” p.10

Deve inoltre imparare ad accettare questa misteriosa seconda madre che di notte nel silenzio più assoluto, esce furtivamente di casa ed altrettanto furtivamente rientra. Per quale motivo? Cosa va a fare in giro di notte? Chi incontra? E perchè? 

“ La prima volta che Maria si accorse che Tzia Bonaria usciva di notte aveva otto anni, ed era mezzo inverno del 1955, da poco passata l’Epifania.Aveva avuto il permesso di stare svehglia a giocare fino al tocco dell’Ave Maria, poi Tzia Bonaria l’aveva accompagnata in camera per dare inizio al buio in anticipo, chiudendo le imposte e riempiendo il braciere di tizzoni e cenere calda.” p.12

Primo ritorno: nuove e vecchie sensazioni

Sono pochi i contatti che Maria ha con la famiglia di origine. Le sue tre sorelle sono per lei una presenza-assenza. La grande occasione, oltre la vendemmia annuale, sarà il matrimonio della primogenita, tra riti tradizionali, dolci profumati e nuove sensazioni. 

Terzo distacco: Soreni addio!

Nel periodo che vive con Bonaria accadono alcuni episodi che nella storia e nel percorso  di crescita di Maria rappresentano dei punti di svolta narrativi. Tra questi il più importante è il momento in cui scopre chi è e cosa fa Bonaria quando la notte lascia la casa. A questo proposito, è di grande intensità tutto il rapporto tra l’accabadora Bonaria, e Nicola, giovane ferito a morte nello spirito più ancora che nel corpo, privato di una gamba per un colpo di fucile vendicativo.

Maria non può più restare a Soreni. Grazie all’aiuto della Maestra Luciana lascia la Sardegna per fare la bambinaia in una famiglia di Genova. Qui assistiamo  ad un altro importante passaggio verso la  vita adulta.

“Il giorno dopo, di buon mattino, Maestra Luciana aprì la porta a Maria convinta che venisse a restituirle il libro che le aveva prestato; invece se la trovò di fronte con una valigia in mano e nessuna spiegazione buona a motivarla. Ma una non fa la maestra per trent’anni senza capire quando è il momentodi non fare domande, e in capo a una settimana aveva in mano  un biglietto di nave per Genova e una casa a Torino in via della Rocca, dove una certa famiglia Gentili attendeva con impazienza la nuova bambinaia sarda raccomandata direttamente da LucianaTellani”p.119

Secondo ritorno con distacco

Una delle sue sorelle richiama a casa Maria. La sua madre adottiva Bonaria, sta male. Qui inizia la chiusura del cerchio, il ritorno, “… il debito del fill’e anima”. Il  ritorno include anche il riavvicinamento e la pacificazione  con Andrìa, fratello di Nicola, compagno di  giochi e  confidente. In questa ultima parte  assistiamo ad una sorta di agnizione, di illuminazione progressiva in cui Maria capisce e in un certo senso si  ricongiunge spiritualmente alla sua “ultima madre”. 

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Michela Murgia @Il Post

Fino alla fine, la storia mantiene un ritmo teso e coinvolgente, a tratti quasi da noir. Il linguaggio è sinestesico: profumato e pieno di luci, ombre, colori e sapori. I temi trattati sono tanti e profondi: riguardano la scuola,la società sarda, la famiglia, gli affetti, i Fillus de anima, l’esplorazione della morte e della vita, l’infanzia violata, le questioni di genere, l’amore e il sentimento religioso. Sono i temi che hanno fatto della vita e del lavoro di Michela Murgia un paradigma da studiare a fondo.

Chiudo l’ultima pagina del libro in uno stato di profonda commozione, con l’autrice che si insinua tra le emozioni e sembra dire: ”c’è tanto di me in Maria.”