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Il commissario Maigret non delude mai. In questa storia è alle prese con Pietr, un personaggio molto enigmatico che è l’incarnazione stessa del mistero e dell’ambiguità. Per “acciuffarlo” Maigret rischia la vita e di fatto esce ammaccato dall’ indagine, comunque risolta con perspicacia, tenacia e intelligenza.

“Era novembre. Scendeva la sera. Dalla finestra intravedeva un braccio della Senna, Place Saint Michel, una chiatta-lavatoio, il tutto in un’ombra azzurra costellata via via dalle luci dei lampioni a gas che si accendevano. Aprì un cassetto e diede uno sguardo al dispaccio dell’Ufficio internazionale di identificazione di Copenaghen[…]«Connotati di Pietr il Lettone: età apparente 32 anni, statura 1,69, seno dorso nasale rettilineo, base orizzontale, prominenza grande nei limiti, particolarità setto nasale non visibile, orecchio margine anteriore, grande lobulo, traverso nei limiti e dimensione piccola nei limiti…»”p.13

Siamo a Parigi, tra il bel mondo e i bassifondi. Incontriamo gente danarosa e spesso disonesta insieme a disadattati spesso identificati con lo straniero di turno: Ebreo, Italiano, Polacco, Lettone o Estone. Lo sguardo di Maigret su queste persone è inizialmente diffidente, a volte sprezzante, ma nel corso dell’indagine si rivela carico di umanità.

Verso le donne è sempre poco simpatico, a volte sessista, ne coglie subito gli aspetti più negativi, tanto fisici che psicologici. Eppure, anche in questo caso, con il progredire dell’indagine si addolcisce a sviluppa empatia e comprensione.

Leggendo Pietr il Lettone scoprirete come un tema ricorrente nella narrativa di tutti i tempi diventi lo snodo centrale di un’ avvincente  storia poliziesca.

 Con Pietr nasce anche il commissario Maigret

“L’atto di nascita ufficiale del commissario è rappresentato, secondo la testimonianza dello stesso Simenon, da Pietr il Lettone, composto a Delfzijl nel settembre del 1929 e apparso a stampa due anni più tardi:

«Mi rivedo, un mattino di sole, in un caffè… Forse avevo bevuto uno, due o anche tre bicchierini di ginepro, con una spruzzata di bitter. Sta di fatto che un’ora più tardi, quasi vinto dal torpore, cominciai a vedere dinanzi a me la massa imponente e impassibile di un signore che-mi parve- sarebbe stato un commissario accettabile. Nel corso della giornata aggiungi al personaggio qualche accessorio: una pipa, una bombetta, un pesante cappotto con il collo di velluto…e gli concessi, per il suo ufficio, una vecchia stufa di ghisa…»”.